Milano, 3 giugno 2025 – Un flash mob e 700 firme per chiedere il reintegro della maschera licenziata dalla Scala dopo aver urlato ‘Palestina libera’ e tentato di srotolare una bandiera palestinese prima dell'inizio del concerto inaugurale dell'assemblea dell'Asian Development Bank con la premier Giorgia Meloni, la sera del 4 maggio in teatro.

L’iniziativa di solidarietà alla ventiquattrenne, che aveva un contratto a tempo determinato in scadenza a ottobre (con la formula del rinnovo automatico per gli studenti universitari in regola con gli esami), è andata in scena oggi, mercoledì 3 giugno, verso le 13, ai laboratori ex Ansaldo del Piermarini, in via Bergognone.
Oltre ai colleghi della giovane, hanno partecipato esponenti di Anpi, Verdi e Rifondazione Comunista. Poi, si è svolta un'assemblea, organizzata con il sindacato di base Cub che sta seguendo il caso della studentessa-lavoratrice.
Le firme raccolte per chiedere il reintegro della lavoratrice sono già arrivate “a quota 700” e la Cub informazione e spettacolo di Milano, oltre che dal punto di vista strettamente legale e sindacale, ha “in programma altre azioni che servano a non far calare il sipario su questa vicenda, che sembra dettata da una scelta di tipo politico per la decisione ritenuta spropositata di punire con il licenziamento un dipendente colpevole di aver dato voce alla propria coscienza di fronte all'assenza di una netta presa di posizione delle istituzioni contro il massacro di civili a Gaza”. Il prossimo appuntamento contro il licenziamento è annunciato per venerdì prossimo alle 17 davanti al Teatro alla Scala.
“La scelta del sovrintendente Fortunato Ortombina è grave e il provvedimento spropositato": ha detto tra l'altro, in un’interrogazione scritta al ministro della Cultura Alessandro Giuli il deputato Nicola Fratoianni di Avs riguardo il licenziamento della maschera. “Come dichiarato” dalla Cub - ha scritto ad Alessandro Giuli il parlamentare - il teatro “avrebbe, infatti, avuto a disposizione altri strumenti, come sanzioni temporanee o anche il mancato rinnovo del contratto, a fine stagione: i contratti delle maschere scaligere, tutti studenti universitari in corso, sono infatti rinnovati di anno in anno. Ma si è appunto scelto un provvedimento esemplare e, a giudizio del sindacato, ma anche dell'interrogante, eccessivo”. “Ogni lavoratore ha il diritto di manifestare opinioni personali, nel rispetto delle leggi e del contesto lavorativo”, ha concluso Fratoianni chiedendo al ministro anche se “per quanto di propria competenza, abbia avviato verifiche o, in caso contrario, se intenda accertare la fondatezza dell'atto di licenziamento”