Milano, la sorella la dichiara morta per avere l’eredità

La donna era in realtà diventata una clochard in zona piazza Risorgimento, scoperta grazie ad alcune residenti

Kim Novak in "La donna che visse due volte"

Kim Novak in "La donna che visse due volte"

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«La donna che visse due volte" ha un nome e un cognome che, per ora, la Procura vuole proteggere, perché è stata dichiarata morta, per errore o, più probabilmente per dolo, considerando che di mezzo, dopo la sua “finta morte“, c’era una buona eredità immobiliare. La storia della signora Maria (nome di fantasia), settantenne, comincia con una pronuncia del Tribunale di Milano che l’ha dichiarata deceduta. La richiesta della pronuncia è giunta sul tavolo dei giudici a firma della sorella della donna, a quanto pare, sparita dai radar da circa dieci anni; infatti, questo è il tempo necessario senza ricevere notizie per poter chiedere e generalmente ottenere la dichiarazione di decesso presunto.

Secondo il racconto della sorella, la famiglia ha vissuto a Roma per molti anni; poi Maria ha deciso di trasferirsi a Milano da sola e senza lasciare contatti, e così i rapporti tra le due donne, nel tempo, si sono allentati, fino a diradarsi sempre di più e a interrompersi definitivamente. Nel frattempo, però, i genitori delle due sorelle sono morti, lasciando in eredità qualche bene immobiliare e un po’ di denaro: non un’eredità ricchissima, ma comunque sufficiente a innescare e gustarsi l’idea di potersela godere per intero quella buona eredità. Maria, negli anni, a Milano, dopo qualche problema di depressione, è diventata, per scelta, una homeless: ha iniziato a chiedere ospitalità e a vivere libera per strada, diventando una presenza fissa in piazza Cinque Giornate e in piazza Risorgimento, zona nobile di Milano. Nessuno avrebbe potuto collegare le due sorelle, sapere dell’eredità, nemmeno la stessa Maria. L’oblio, la morte presunta, l’eredità a senso unico. Tutto sarebbe filato liscio, se non fosse stato per il “buon cuore“ di alcune famiglie della zona.

In molti vedevano la donna, a volte anche seduta in qualche bar, con la sigaretta accesa, sempre con borse e pesanti valigie al seguito, sulle quali la donna aveva indicato scrupolosamente le sue generalità. E proprio da lì, da quel dettaglio, che è partita la sua “seconda vita“. Pur vivendo da anni per strada, la donna, infatti, non ha mai avuto l’aspetto di una senzatetto; e ha nel tempo attirato l’attenzione di alcune persone che avevano notato quella valigia con il nome e il cognome annotato e pensato che si trattasse di una persona che aveva perso la memoria e vagasse alla ricerca di un aiuto per ritrovare i suoi affetti. Così si sono rivolte alle forze dell’ordine per denunciare quella situazione anomala e chiedere come poter aiutare questa signora distinta, ma in evidente difficoltà. Alle forze dell’ordine è bastato incrociare il nome annotato sulla valigia con quello in loro possesso per capire che la donna non era morta, nonostante fosse stata dichiarata tale da una sentenza del Tribunale. Da qui il fascicolo aperto nelle scorse settimane in Procura, che procederà per “farla tornare viva“ e se non è troppo tardi renderla destinataria della sua legittima parte d’eredità.  

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