Hanno sporcato l’immagine delle Fiamme Gialle: i finanzieri rapinatori pagheranno 350mila euro

Stangata per i due ex militari, condannati già in sede penali per la loro partecipazione a una serie di assalti in villa

L'inchiesta fu condotta dai carabinieri (Archivio)

L'inchiesta fu condotta dai carabinieri (Archivio)

Milano – Una banda criminale in piena regola, con auto rubate, arsenale di armi e base logistica a Carpiano. I rapinatori, come emerso a valle di un’indagine chiusa nell’aprile 2015, si fingevano finanzieri per entrare nelle case delle vittime, tiravano fuori documenti falsi a giustificare fantomatici ordini di sequestro o perquisizione e poi portavano via gioielli e altri oggetti di valore.

Militari infedeli

Tra i membri della gang, però, non c’erano solo finti finanzieri, ma anche un paio di veri appartenenti alle Fiamme Gialle: l’appuntato scelto S.C., che oggi ha 52 anni e vive nel Comasco, e l’appuntato Antonio Montesardi, quarantanovenne residente in Spagna, rimossi dal grado dopo i verdetti definitivi della Cassazione.

Ora per entrambi è arrivata anche la stangata della Corte dei Conti della Lombardia, che li ha condannati a risarcire al Ministero delle Finanze 354.740 euro. Nella sentenza, i giudici hanno ricostruito innanzitutto l’iter processuale dei due ex finanzieri. S.C. è stato condannato in abbreviato a Milano e ha patteggiato a Brescia per i reati di rapina, usurpazione di pubbliche funzioni, furto aggravato, uso di segni distintivi (paletta della Guardia di Finanza), porto abusivo di armi comuni e da guerra, ricettazione di armi con matricola abrasa, uso di segni distintivi artefatti delle Procure della Repubblica di Bergamo e Firenze e della sezione antiriciclaggio delle Fiamme Gialle. Stesso percorso per Montesardi, che però ha patteggiato a Milano ed è stato condannato in abbreviato a Brescia.

Il danno erariale contestato

Detto questo, i magistrati contabili hanno contestato un danno erariale da 385.729,96 euro, di cui ben 324.240 per il danno d’immagine al Corpo militare che rappresentavano e al Ministero di riferimento: in particolare, i pm sono partiti dall’importo complessivo "delle utilità percepite dagli associati a delinquere" (pari a 810.600 euro), hanno diviso la somma per i "dieci appartenenti all’associazione", hanno preso i due decimi (162.120 euro) e hanno moltiplicato per due.

A quella cifra hanno sommato: 8.387,84 euro per "costi di ripristino della legalità amministrativa in relazione alle spese sostenute per il contenzioso disciplinare e cautelare; 29mila euro di trattamento stipendiale netto "corrisposto a entrambi i finanzieri durante il lasso temporale in cui i medesimi (dal 21 dicembre 2013 al 17 ottobre 2014), anziché assolvere ai doveri d’ufficio, compivano i delitti"; e 24.102,12 euro per "costi di sostituzione dei due militari durante il periodo di sospensione cautelare sostenuti dall’amministrazione di appartenenza per assicurare la regolarità dei servizi istituzionali".

Riconosciuto il danno d’immagine

I giudici hanno riconosciuto in pieno il danno d’immagine: "Grande è stato lo scalpore – si legge nelle motivazioni – causato dal fatto che delitti così gravi siano stati commessi proprio da coloro che i crimini dovrebbero prevenirli e contrastarli e, per di più, in associazione con altri delinquenti (la banda delle ville), con abuso della loro posizione e delle conoscenze delle modalità operative della polizia giudiziaria, con l’uso di segni distintivi della Guardia di Finanza, dell’auto di servizio e di provvedimenti dell’autorità giudiziaria contraffatti".

Per quanto riguarda le altre voci di danno, la Sezione giurisprudenziale presieduta da Vito Tenore ha escluso dal conto gli 8.387,84 euro di "spese legali" e i 24.102,12 euro di "costi di sostituzione" e dimezzato da 29mila a 14.500 euro l’esborso contestato per il trattamento stipendiale. Conclusione: i due devono pagare 354.740 euro.

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