GIULIANA LORENZO
Cronaca

Filippo Tortu, un oro olimpico volontario alla mensa dei poveri: "Il pasto? Un momento spirituale"

Il velocista si è preso una pausa dagli allenamenti per servire il cibo all’Opera San Francesco

Filippo Tortu

Filippo Tortu

Milano, 4 marzo 2023 -  Niente corse , niente lotte contro il cronometro. Questa volta lo sprinter azzurro Filippo Tortu si è preso del tempo e lo ha dedicato agli altri. Adagio, con riverenza e con il solito genuino sorriso, ha dato una mano. Per un giorno è stato, infatti, volontario all’Opera San Francesco, servendo alla mensa da normale cittadino. L’associazione è una istituzione laica nata circa 60 anni fa per volontà dei Frati Minori Cappuccini di Milano che tra le tante iniziative, rivolte a chi è più in difficoltà, ha anche quella di servire pasti caldi a pranzo e cena (con due mense in Corso Concordia e Piazzale Velasquez che possono aiutare fino a 2.000 persone). Il corridore, che ha iniziato a fare sport in oratorio, ha vissuto una giornata che non dimenticherà facilmente.

Filippo come è nata la possibilità di poter collaborare con la San Francesco?

"Mi hanno contattato e ho subito accettato, molto volentieri, questa proposta. Ci siamo solo dovuti organizzare in base ai miei allenamenti, ma appena abbiamo individuato una data sono andato. Per me era la prima volta, non avevo mai fatto volontariato".

Che esperienza è stata?

"È stato tutto davvero bello. Ho ascoltato la storia dell’Opera San Francesco e ho fatto un breve giro nella loro sede, prima di iniziare. Mi hanno spiegato come lavorano e devo dire che sono davvero molto organizzati: questo mi ha stupito e infatti glielo continuavo a ripetere (ride, ndr )! Poi, ho visitato le cucine, ho conosciuto il personale che lavora lì tutti i giorni e infine ho servito i piatti. Il ritmo è molto veloce, danno tantissimi pasti al giorno tra pranzo e cena. La bellezza della giornata che ho passato è unica. Il pasto, per me, non è solo un semplice momento in cui mangi perché ne hai bisogno. È un momento intimo, molto importante all’interno della giornata, è quasi, oserei dire, qualcosa di spirituale. Vedere e vivere quella situazione offrendo un aiuto a tutte quelle persone, seppur per una sola giornata, è stato toccante: vedi quanto bene si possa fare".

Lo rifarebbe?

"Sicuramente. L’Opera non si limita a offrire un pasto caldo ma distribuisce vestiti e scarpe. Ho già detto e promesso che porterò gran parte delle mie scarpe da allenamento, ci saranno quindi altre occasioni di collaborazione".

In generale, è molto attento alle iniziative a sfondo sociale…

"Vedo lo sport come un mezzo per fare del bene. Può essere qualcosa che cambia la vita in bene, anzi spesso succede e aiuta. Lo sport va al di là di quello che può essere un risultato cronometrico. So che possono sembrare parole scontate, perché sono cose così vere che sono spesso ripetute, ma io ci credo davvero".

Ha mai pensato di poter fare del bene attraverso una sua associazione?

"C’è già mio fratello (Giacomo, ndr ), che con la sua squadra di atletica dei Raptors Milano cerca di fare del bene attraverso lo sport. È una dimensione a cui sono legato. È un grande impegno, in questo momento non riuscirei a gestirlo, ma quando ho potuto ho sempre dato una mano".

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