SIMONA BALLATORE
Cronaca

Il Festival dell’ingegneria al Politecnico di Milano: “Una facoltà che ha fatto decollare le nostre carriere e che non dimenticheremo”

Alla serata inaugurale al campus Bovisa della tre giorni che continuerà domani e domenica 15 le testimonianze commosse e nostalgiche degli “alumni” del prestigioso ateneo milanese

Milano, 13 settembre 2024 – L’ingegneria come trampolino di lancio, non solo a parole. A dimostrarlo ci sono i nomi, le storie, i traguardi raggiunti da chi si è formato al Politecnico di Milano ed è arrivato lontano. Si è aperto così, con un parterre di alumni eccellenti, il Festival internazionale dell’Ingegneria, che per i prossimi due giorni spalancherà le porte del campus Bovisa, i suoi laboratori e che è uscito anche dall’università, con il suo Fuorisalone al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica, al Deposito Atm di via Messina e al Civico Planetario “Ulrico Hoepli”. “L’ingegneria è un motore importante per lo sviluppo della nostra società: è ovunque, dal cellulare alle auto, fino alle macchine che ci curano. Va fatta una riflessione sul ruolo dell’ingegnere oggi, per una realtà inclusiva, equa. La tecnologia è fatta dall’uomo per l’uomo”, ha sottolineato Carlotta Penati, presidente dell’Ordine degli Ingegneri, portando i suoi saluti insieme alla rettrice Donatella Sciuto, all’assessore comunale Guido Bardelli e al governatore lombardo Attilio Fontana, in collegamento video.

Da sinistra, Umberto Tolino vicerettore alla comunicazione e alle attività culturali del politecnico di Milano con Marcella Logli, dirigente dell’area public engagement e comunicazione PoliMi
Da sinistra, Umberto Tolino vicerettore alla comunicazione e alle attività culturali del politecnico di Milano con Marcella Logli, dirigente dell’area public engagement e comunicazione PoliMi

Le testimonianze commosse degli ex studenti

Al centro ci sono le storie degli ex studenti che si sono distinti a livello internazionale e i loro consigli a una platea variegata, con studenti, bambini, professionisti. Gaela Bernini, segretario generale di Fondazione Bracco e direttrice della Corporate Social Responsibility di Bracco, ricorda il suo dottorato in Ingegneria gestionale al Politecnico, dopo la London School of Economic e condivide con i futuri ingegneri alcuni ingredienti fondamentali: “Intraprendenza personale, pensiero critico, empatia e integrità. I ragazzi oggi, soprattutto coloro che fanno ingegneria, devono ricercare anche la pulsione verso l’utopia perché le sfide che ci aspettano, come quella ambientale, sono centrali. Bisogna tendere al cambiamento per fare sempre di più”. E le materie Stem sono nevralgiche: “Non è solo una questione di occupazione, ma di progettare il futuro – sottolinea Bernini – In questi lavori, che crescono e che influenzano la nostra vita, serve più diversità, di genere e non solo. L’educazione è fondamentale”.

Giampaolo Dallara, fondatore e presidente dell’omonima casa automobilistica, confessa di avere “un magnifico ricordo del Politecnico”: “Venivo da Parma, ero alloggiato nella Casa dello Studente e frequentavo Ingegneria Aeronautica, eravamo in 17. Questa università ha indirizzato tutto il mio percorso personale. Ricordo Analisi matematica, Meccanica e io che volevo progettare... Ma quanto ho imparato qui mi permette ancora di continuare a capire”. Il giorno prima della laurea, con la sua tesi sullo statoreattore supersonico, cominciò a prendere forma il suo sogno e la sua carriera, con l’assunzione in Ferrari, poi il viaggio in Maserati, Lamborghini e via via, fino alla sua Dallara.

Francesca Colombo, direttore generale culturale di BAM e della Fondazione Riccardo Catella, studiava Ingegneria gestionale mentre frequentava il Conservatorio: “Nel 1991 non c’erano tantissime donne, io arrivavo dal liceo linguistico e avevo gli spartiti musicali nella borsa, tra i libri”. Ricorda le prime risate in aula, di chi non credeva che sarebbe arrivata fin lì e le difficoltà che sussistono nel mondo delle imprese, con la parità di genere ancora da conquistare. “Serve un progetto Paese importante per garantirla, un’infrastruttura sociale, incentivi fiscali e un cambio culturale sulle aspettative che ci sono per le donne”. Invita i giovani ad “alimentare la capacità di pensiero, affrontando il futuro con la tecnologia, l’intelligenza artificiale, senza dimenticare mai la musica che abbiamo dentro, rimettendo l’umanità al centro”.

La serata d'inaugurazione al Campus Bovisa del Politecnico di Milano
La serata d'inaugurazione al Campus Bovisa del Politecnico di Milano

Musica e intelligenza artificiale

Un’umanità dalla quale riparte anche Alex Braga, pioniere nel campo delle nuove tecnologie e tra i dieci più influenti musicisti che utilizzano l’AI: al Festival internazionale dell’Ingegneria, ha mostrato un assaggio della sua ultima opera, “Automatic Impermanence” che è protagonista al Parco della Musica, a Roma. “Parlare di intelligenza artificiale oggi è essenziale, soprattutto per chi fa militanza come me – ribadisce – ed è fondamentale un approccio etico, politico perché ci stiamo giocando tanti diritti dell’umanità. Intendiamoci, l’AI è uno strumento meraviglioso ma gli essere umani sono meno neutrali. Quando incontrano la tecnologia il pericolo è nell’uso che ne possono fare, sin dal primo martello, che costruisce e può distruggere”.

C’è un tema legislativo, che ancora sfugge, che va affrontato ma anche artistico, creativo, filosofico. E così Alex Braga mostra un’alternativa possibile, un’intelligenza artificiale che ha studiato con l’università di Roma Tre, A-MINT: “Un modello che non si addestra su contenuti di tremila anni di umanità, senza riconoscere un credito a nessuno, né fonti, né diritti. Ma si addestra in tempo reale, sul sapere di chi la usa, che aiuta in maniera sostenibile, in un rapporto più umanocentrico che recupera il presente. Che se ci pensiamo è l’unica cosa che possiamo davvero cambiare”.