REDAZIONE MILANO

Femminicidio in Pakistan, l’arrestato torna libero

In assenza di un trattato per l’estradizione fra Italia e Pakistan "se il reato per il quale lo Stato richiedente...

In assenza di un trattato per l’estradizione fra Italia e Pakistan "se il reato per il quale lo Stato richiedente...

In assenza di un trattato per l’estradizione fra Italia e Pakistan "se il reato per il quale lo Stato richiedente...

In assenza di un trattato per l’estradizione fra Italia e Pakistan "se il reato per il quale lo Stato richiedente intende presentare domanda di estradizione è punito, secondo quell’ordinamento, con la pena di morte, la circostanza è ostativa all’estradizione e, quindi, all’adozione di misure coercitive". Con queste motivazioni la quinta sezione della Corte d’Appello di Milano nei giorni scorsi ha rimesso in libertà un pakistano, richiedente asilo con protezione internazionale, arrestato dai carabinieri della compagnia di Legnano a Busto Garolfo, accusato di aver ucciso la moglie nel 2019 nel suo Paese d’origine. L’uomo, 37 anni, in Italia con regolare permesso di soggiorno, era finito in manette a seguito di un controllo che risale allo scorso 8 aprile: ai militari era stato sufficiente consultare i terminali delle forze dell’ordine per scoprire che l’autorità giudiziaria del suo Paese aveva emesso nei suoi confronti un mandato d’arresto per omicidio.

È seguita un’udienza davanti alla sezione della Corte d’Appello specializzata in materia di estrazione, che ha rimesso in libertà l’uomo in attesa dei successivi passi dell’iter giudiziario. Mancando una convenzione fra Italia e Pakistan, argomentano i giudici, "trova applicazione il regime codicistico, che individua un limite assoluto alla concessione dell’estradizione nel caso in cui il reato sia punibile con la pena di morte".

Andrea Gianni