
Fecondazione eterologa (Ansa)
Milano, 13 settembre 2014 - Se una coppia vorrà sottoporsi alla fecondazione eterologa, cioè con gameti (ovociti o spermatozoi) di un donatore esterno, dovrà pagare tutto di tasca sua. È la via lombarda alla tecnica di procreazione medicalmente assistita (Pma) sdoganata in aprile dalla Corte Costituzionale: il succo della delibera approvata ieri dalla Giunta regionale, che per il resto «prende atto» delle linee guida concordate in Conferenza delle Regioni, dandone «un’interpretazione restrittiva». Appena sarà pubblicata, spiega l’assessore alla Salute Mario Mantovani, i 60 centri per la Pma lombardi accreditati potranno cominciare a praticare l’eterologa. Nessuna nuova autorizzazione sarà più rilasciata.
LE REGOLE La donazione è anonima e gratuita, possibile dai 18 ai 40 anni per gli uomini, dai 20 ai 35 per le donne; non più di 10 gravidanze a donatore. Le coppie devono essere eterosessuali, sposate o conviventi, in età fertile e con certificata l’irreversibile infertilità o sterilità. I centri potranno far arrivare i gameti anche dall’estero (ma non comprarli) purché siano tracciabili come quelli italiani: il registro lombardo sarà tenuto dal Policlinico, che con Lombardia Informatica costituirà un archivio digitale. I NODI Non sarà il Far West: anche i 31 centri privati che non hanno rapporti con la Regione sono tenuti a rispettare le sue regole, pena sanzioni a norma di legge 40. Ma le «restrizioni» chieste da parte della maggioranza non hanno passato il vaglio degli uffici legali, incluso il no alla «doppia eterologa» (cioè alla donazione sia dell’ovocita che dello sperma) che si voleva in delibera: la Corte Costituzionale l’ha autorizzata, la Regione non la può vietare. Proibita a norma di legge 40, l’eterologa per una coppia fertile ma portatrice di una patologia genetica.
L'ESODO E I RICORSI La fuga dalla Lombardia, testa di ponte in Italia per la Pma con 15 mila coppie trattate ogni anno, verso altre regioni con regole meno rigide e prezzi più bassi è possibile, non probabile: anche il ticket di 500 euro stabilito dalla pioniera Toscana vale per i residenti. Il che non esclude ricorsi dei lombardi per ottenere l’autorizzazione o il rimborso. La Regione, in attesa che lo Stato decida se inserire o no la prestazione nei Livelli essenziali di assistenza da garantire ovunque, la mette tutta a carico della coppia. I costi potrebbero oscillare dai 600 ai tremila euro; una delibera successiva darà indicazioni almeno per le strutture pubbliche. Ma fino a diversa disposizione nazionale non ci sarà ticket, che pure la Lombardia ha per le tecniche omologhe, anche se non sono nei Lea. Investire denaro pubblico in una prestazione e non nell’altra, spiegano dalla Giunta, è «una scelta politica».