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Fecondazione eterologa, i 60 centri lombardi sono pronti: seimila coppie aspettano risposta

Molte ancora le incognite. ma anche qualche certezza. Circa l’età, per esempio: la fecondazione eterologa sarà concessa pagando solo il ticket alle donne fino ai 43 anni. Ancora da terminare il costo del ticket stesso per l’intervento di inseminazione, ma dovrebbe assestarsi attorno ai 500 euro di Enrico Fovanna

Fecondazione eterologa (Ansa)

Milano, 6 settembre 2014 - In Lombardia sono almeno seimila le coppie con problemi di infertilità, maschile o femminile, che attendono, con la svolta di legge sulla fecondazione assistita, di poter accedere ai centri pubblici o privati convenzionati per tentare di realizzare il loro sogno e avere un figlio. Molte ancora le incognite. ma anche qualche certezza. Circa l’età, per esempio: la fecondazione eterologa sarà concessa pagando solo il ticket alle donne fino ai 43 anni. Ancora da terminare il costo del ticket stesso per l’intervento di inseminazione, ma dovrebbe assestarsi attorno ai 500 euro. Poca cosa, se si pensa ai molti Lombardi che si recavano all’estero, soprattutto in Spagna, Belgio, Olanda, ma anche in Turchia e addirittura India, con una spesa media tra gli 8 e i 10 mila euro. Un investimento che, nei casi meno fortunati, andava moltiplicata anche per due o per tre, nel caso il tentativo, comunque con probabilità di successo attorno al 70 per cento, fosse andato a vuoto. Molte le novità in arrivo, con l’omologazione ad altri Stati europei. I donatori maschi, per dirne una, dovranno avere tra i 18 e i 40 anni, le donne tra i 20 e i 35. In Italia fino a ieri non era possibile che in una donna fossero impiantati degli embrioni nati dalla fecondazione di un ovocita altrui con gli spermatozoi del proprio partner. O dagli spermatozoi di un donatore con i propri ovociti.  La Lombardia è sempre stata comunque una regione all’avanguardia nella procreazione assistita, con 60 centri, di cui 20 pubblici, nove privati convenzionati e 31 totalmente privati, dove si praticavano le inseminazioni con le tecniche Fivet o Icsi, metodi ormai trentennali, permessi, ma soprattutto regolamentati anche nel numero di tentativi, dalla legge 40 del 2004. La Fivet (Fecondazione In Vitro ed Embryo Transfer) consisteva nell’ottenere la fecondazione dell’ovocita al di fuori del corpo della donna con conseguente formazione dell’embrione e successivo trasferimento in utero dello stesso. L’Icsi (Inseminazione intracitoplasmatica dello spermatozoo) consisteva invece nella microiniezione dello spermatozoo direttamente all’interno dell’ovocita. Tra i centri pubblici più importanti, a Milano c’è il Policlinico, con le strutture, ormai di fatto unificate, della Clinica Regina Elena e della Mangiagalli, a poche centinaia di metri di distanza. E ovunque il clima di attesa è molto alto, anche e soprattutto per organizzare gli aspetti amministrativi della nuova macchina da avviare.«Noi siamo più che pronti a garantire alle coppie l’eterologa ma deve essere la Regione a darci il via libera con disposizioni precise», spiega Basilio Tiso, direttore sanitario della Fondazione Policlinico, a cui fa capo la Mangiagalli, uno dei centri leader per la fecondazione assistita.  La sua posizione è comune a quella degli altri centri d’eccellenza milanesi, una rete che comprende, tra gli altri, il Niguarda, il San Paolo, il Fatebenefratelli, l’Humanitas e il San Raffaele. «Aspettiamo indicazioni regionali», confermano anche all’Humanitas, dove Emanuele Levi Setti, il primario del servizio dedicato, è anche uno dei grandi esperti che ha elaborato le linee guida nazionali.  Enrico Fovanna