
Fatta a pezzi in casa. Il killer e i disturbi mentali: "Doveva stare in una Rems. Ma non c’era più posto"
Un "soggetto affetto da schizofrenia e con gravi patologie psichiatriche che lo rendono socialmente pericoloso e del tutto incapace di autodeterminarsi". Così il gip di Milano Alessandra Di Fazio definisce Domenico Livrieri, il 46enne accusato di aver ucciso la vicina Marta Di Nardo, 60 anni, con una coltellata al collo, di averla tagliata in due e nascosta nel soppalco della cucina del proprio appartamento a Milano. Il cadavere è rimasto lì fino alla perquisizione dei carabinieri dello scorso venerdì. "Mi dispiace aver assassinato Marta, con la quale avevo un buon rapporto", ha confessato Livrieri. "L’ho uccisa per prenderle il bancomat e prelevare tutti i mesi". Dopo la morte della donna, con una delle sue carte aveva già prelevato 170 euro. Il gip ha convalidato l’arresto e disposto il carcere vista "l’estrema gravità dei fatti commessi" ma anche "la personalità dell’imputato capace di crimini efferati come già fatto in passato".
Respinta quindi la richiesta del difensore di ricovero in ospedale psichiatrico. Anche perché, è emerso, per Livrieri (che ha pure problemi di tossicodipendenza ed era seguito da un Cps) era già stato disposto il ricovero in Rems, struttura sanitaria per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, mai eseguito per "mancanza di disponibilità – scrive il gip Alessandra Di Fazio –, nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza". Livrieri ha precedenti per reati contro il patrimonio ma anche per violenza sessuale e sequestro di persona ed era stato condannato in abbreviato a 2 anni e otto mesi di reclusione. L’episodio di sequestro di persona sarebbe datato nel tempo. Più recente quello relativo alla violenza, nello specifico una tentata violenza, ai danni di una prostituta risalente a maggio del 2021. Il 5 luglio di quell’anno era stata disposta nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere, poi sostituita con quella della libertà vigilata, a sua volta sostituita a marzo del 2022 con la disposizione dell’ingresso in Rems.
Ma Livrieri non ci è mai andato. Il giudice chiarisce che il 46enne deve restare in carcere, anche perché "tutte le misure di sicurezza precedentemente applicate sono state vane" e da una relazione medica risulta che "non esistono terapie specifiche per il disturbo di personalità per il quale lo stesso è affetto".