
È iniziata anche a Milano la sperimentazione degli “smart helmet”, ovvero dei caschi particolari con una visiera in grado di misurare la temperatura della persona che si ha di fronte. Un dispositivo che era già in dotazione da mesi alla polizia cinese, e non solo. Il casco iper-tecnologico è collegato ad uno smartphone che registra in tempo reale se la persona controllata ha la febbre oppure no. In questo modo l’agente non rischia di infettarsi e gaarantisce il massimo grado di sicurezza nella misurazione della temperatura della persona controllata.
Ieri mattina le prime pattuglie equipaggiate sono comparse al capolinea della metropolitana M1 a Bisceglie: in tutto sono otto i militari che a rotazione adopereranno l’elmetto, non prima di aver frequentato un breve corso di formazione per imparare ad usarlo. Assieme alla novità tecnologica, è necessario comunque indossare i dispositivi di protezione individuali.
La prima stazione dei carabinieri di Milano che ha avviato la sperimentazione è quella di San Cristoforo, e terrà in dotazione gli ‘smart helmet’ per quattro settimane, poi il testimone passerà alla Musocco. Questi dispositivi sperimentali a raggi infrarossi permettono a chiunque li indossi - ovviamente appartenente alle forze dell’ordine - di individuare se le persone che sta guardando in un raggio di circa cinque metri hanno una temperatura superiore a 37.3 gradi.
Nel caso di sospetta febbre, lo segnalano immediatamente all’operatore all’interno della visiera e su un tablet collegato via bluetooth. E si può intervenire per evitare l’accesso del sospetto. I caschi sono stati progettati e realizzati da un’azienda cinese e sono già in uso alle forze di polizia di alcuni Paesi nell’ambito delle misure di controllo della pandemia da Covid-19.