Famiglie ucraine nella villa confiscata alla ’ndrangheta

Un tetto per i profughi nell’ex villa della mafia. L’amministrazione comunale apre le porte dello stabile di via Barbara Melzi ai profughi di guerra, fino al termine dell’emergenza. La casa, sequestrata anni fa alla ’ndrangheta, diventerà un centro di accoglienza straordinaria per chi scappa dalla guerra con la gestione affidata ai Padri Somaschi in collaborazione con la cooperativa Il Portico.

La villa era di Emilio Di Giovine, boss del clan Di Giovine-Serraino. Era il figlio di Maria Serraino. I due gestivano il narcotraffico milanese e non solo. Lui era accanto a sua madre nell’organizzazione, l’unica donna boss che il Nord Italia abbia conosciuto.

Un boss calabrese che si era reso protagonista di un’evasione dall’ospedale Fatebenefratelli di Milano. La casa prima era di un imprenditore, finito in un giro di usura con la mafia. Donata dallo Stato all’amministrazione comunale, doveva diventare un housing psichiatrico in collaborazione con il Cps di Legnano, ma non è utilizzata. Ora diventerà centro di accoglienza straordinaria per 5 ucraini. La prefettura ha intanto attivato nell’Alto Milanese una cinquantina di nuovi posti letto fra Rescaldina, Magnago, Nerviano Villa Cortese. C.S.

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