Famiglie arcobaleno, Sala a Bruxelles Il muro di Roccella: "Nessun dialogo"

Il sindaco chiede all’Ue sostegno politico: dobbiamo scegliere tra modello polacco e spirito europeo. Il ministro della Famiglia Roccella chiude le porte. "Ci sono leggi e sentenze, i sindaci le rispettino".

Famiglie arcobaleno, Sala a Bruxelles  Il muro di Roccella: "Nessun dialogo"

Famiglie arcobaleno, Sala a Bruxelles Il muro di Roccella: "Nessun dialogo"

di Andrea Gianni

MILANO

La giornata si apre con l’appello del sindaco Giuseppe Sala, in trasferta a Bruxelles, e si chiude con il muro alzato dal ministro della Famiglia Eugenia Roccella: "Non c’è un confronto da fare". Il tema, delicato, è quello dei diritti delle famiglie omogenitoriali, dopo lo stop alle trascrizioni per i figli delle “coppie arcobaleno“. Sala ha portato la battaglia dei sindaci e delle associazioni a Bruxelles, trovando "un’ampia convergenza" per creare un fronte politico che si estenda dalla sinistra al Terzo Polo, passando per Verdi e Pd. Un “campo largo“ per garantire più diritti alle famiglie arcobaleno. Ma Roccella stoppa ogni speranza di dialogo. "Ci sono leggi – spiega – e una sentenza precisa. I sindaci sanno quello che possono e che non possono fare. Non c’è qualcosa da contrattare". In sostanza, il riconoscimento della genitorialità, dice la ministra, "non può essere affidato ad uno strumento di carattere automatico" perché questo automatismo "non è funzionale alla realizzazione del miglior interesse del minore, attuando semmai quello degli adulti che aspirano ad avere un figlio a tutti i costi". All’Eurocamera Sala ha comunque chiesto all’Ue "di forzare il Governo ad essere chiaro e di non rimandare l’adozione di una posizione". Sta al Governo fare una scelta tra "il modello polacco-ungherese sui diritti o lo spirito europeo". La battaglia è poi passata in aula con l’approvazione della richiesta - supportata da quella stessa convergenza evocata da Sala - di un dibattito sulla "situazione italiana delle famiglia arcobaleno". Un successo celebrato dal capodelegazione del Pd, Brando Benifei. "L’Europa si dimostra ancora una volta a fianco dei diritti delle persone Lgbtiq e delle loro famiglie". Dura invece la reazione di Fratelli d’Italia. "Le sinistre hanno ottenuto un processo politico con imputato il governo Meloni relativamente ad una responsabilità che non può essere in alcun modo attribuita al governo stesso", ribatte il copresidente di Ecr, Nicola Procaccini. Per il collega di FdI Carlo Fidanza quella portata da Sala a Bruxelles è "una campagna ideologica che ha un obiettivo chiaro: legittimare l’utero in affittito, la pratica della surrogazione che noi come governo condanniamo e che anche l’Eurocamera stessa ha condannato in passato". Ma proprio sulla maternità surrogata

Sala non si tira indietro. "È un argomento su cui ci sono posizioni diverse, per questo l’Ue deve prendere la questione nelle proprie mani. È un tema che non può essere risolto solo a livello nazionale", spiega il sindaco che poi insiste. "Per i bambini delle coppie omogenitoriali la via delle adozioni, con questo sistema, non funziona. L’adozione è un processo estremamente complesso e costoso in Italia ma con una legge sui matrimoni dello stesso sesso questo problema si potrebbe evitare".

La missione del sindaco riesce ad internazionalizzare la polemica sulla situazione italiana e incassa la sponda dei Verdi. Per la capogruppo Terry Reintke, "l’orbanizzazione dell’Italia è un fenomeno che preoccupa. L’Italia è un membro fondatore dell’Ue e questi sviluppi contro i diritti in un Paese di queste dimensioni hanno un impatto su tutta l’Unione". Da Roma però arriva subito la doccia fredda della posizione assunta da Roccella. Per il ministro non si tratta di disobbedienza. "È qualcosa che decidono loro sapendo che c’è una sentenza che non applicano. Non c’è qualcosa da contrattare". Per Roccella, "i sindaci non stanno protestando contro la circolare Piantedosi ma contro la sentenza della Cassazione. Quindi dovrebbero avere casomai un dialogo con il presidente delle Sezioni unite". Ma Sala non si arrende. "Non diamo per scontato di dover perdere questa battaglia, anzi".

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