Faida trapper, spaccio fra le panchine e spedizioni punitive: "Tutti in piazza Prealpi"

I pensionati che cercano l’ombra, i pusher e i latinos che si spartiscono lo spazio davanti al mercato. E il monumento a Lea Garofalo bruciato quattro volte

Il benvenuto in piazza Prealpi lo danno le sedute sistemate a semicerchio nell’area verde dedicata a Lino Ghedini, brigadiere vittima di un attentato terroristico il 19 febbraio 1977. Di fronte alla targa, qualche metro più in là, la panchina in onore di Lea Garofalo, testimone di giustizia torturata e uccisa dalla ’ndrangheta il 24 novembre del 2009 proprio in un appartamento di piazza Prealpi, zona storica della cosca Serraino-Di Giovine. Il legno rosso fiammante, un monito contro la violenza sulle donne, è stato bruciato quattro volte da ignoti. L’ultima, il mese scorso. Un atto grave che colpisce un simbolo della ribellione delle donne ostaggi di alleanze e gerarchie delle cosche. E il fuoco appiccato (al quale abitanti e istutuzioni hanno risposto rimettendo a nuovo la panchina), già da solo basterebbe per capire che aria tira in questa piazza della periferia milanese a nord ovest della città, uno spicchio su cui si affacciano palazzoni popolari e non, negozi, l’area giochi dei bimbi, il mercato comunale coperto che resta un punto di riferimento per gli abitanti.

Le testimonianze

"I problemi di criminalità non sono mai spariti", dicono gli anziani che nelle mattine d’estate si siedono sulle panchine all’ombra. Una donna, a un certo punto, si stacca dal gruppo per sussurrarci all’orecchio che "ci sono persone che spacciano anche di giorno. Pure adesso, a pochi passi da noi". Non stupisce. Risale a tre mesi fa la notizia di due genitori-pusher, condannati, che per lo spaccio sfruttavano il figlio di 11 anni: nell’appartamento-laboratorio di piazza Prealpi gli avevano insegnato persino a confezionare le dosi. E il piccolo almeno in un’occasione aveva consegnato insieme al papà la cocaina. Tre etti nascosti nello zaino di scuola. Piazza Prealpi ora sale agli onori della cronaca perché luogo di ritrovo di gruppi di trapper, in particolare delle gang “alleate“ di Simba La Rue, nome d’arte di Mohamed Lamine Saida, nato vent’anni fa in Tunisia e cresciuto in provincia di Como, e Baby Gang, Zaccaria Mouhib, ventunenne nato a Lecco.

Notti brave tra vandalismi e schiamazzi

Luogo di ritrovo ma anche territorio di contesa. I cittadini segnalano "notti in bianco, con musica a palla, schiamazzi, cestoni dell’immondizia presi a calci anche da latinos ubriachi". Un posto che ha rilevanza anche nel contesto della faida tra trapper sfociata in aggressioni a catena, vendette, persino un rapimento (quello di Baby Touché, rivale di Simba La Rue, accerchiato, malmenato e costretto a salire con la forza su una Mercedes lo scorso 9 giugno) e che nei giorni scorsi ha portato a nove arresti dei carabinieri.

La faida

È il 1° marzo quando un gruppo della banda di Simba La Rue aggredisce in via Settala, in zona stazione Centrale, due componenti della gang di Baby Touché che vengono rapinati. Uno, accoltellato alla gamba sinistra. Dai filmati si vedono due auto allontanarsi a tutta velocità: una, la Bmw X1 di un servizio di car sharing, era stata noleggiata il 26 febbraio in via Stefanardo da Vimercate, zona Gorla, e rilasciata (con un mancato pagamento di oltre mille euro) il 1° marzo poco prima delle 3, dopo l’aggressione, in via privata Bellinzona. Molto vicino a piazza Prealpi. Chi l’aveva noleggiata? Come è emerso dalle indagini, una persona vicina a Baby Gang e Simba La Rue. Un episodio che ha tutta l’aria di essere una vendetta dopo l’aggressione avvenuta a Padova il 14 febbraio ai danni di un affiliato della banda di Simba La Rue. Intercettati, alcuni componenti della banda si organizzano per "andare a Milano in piazza Prealpi", da cui secondo i piani sarebbero partiti con altri amici verso una palestra di Busto Arsizio dove erano in programma incontri di pugilato con almeno uno dei loro rivali. L’intenzione era di tendere un agguato. Impedito dalla polizia.

 

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