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Fabrizio Corona di nuovo a processo: il giallo dell’appartamento della movida milanese

Al centro dell’accusa per bancarotta c’è un abitazione da due milioni di euro in via De Cristoforis, a due passi da corso Como. La difesa: “La casa è già stata confiscata”

Fabrizio Corona in tribunale a Milano, ad aprile 2024

Finirà di nuovo a processo Fabrizio Corona, stavolta per bancarotta in relazione alla sua ex società Fenice e, in particolare, alla sua vecchia casa di via De Cristoforis, nella zona della movida milanese, a due passi da corso Como. Secondo l’accusa, l’abitazione – che vale circa due milioni di euro – sarebbe stata “distratta” dai beni della società. la prima udienza, davanti alla prima sezione penale, è stata fissata per il 12 novembre,

L’ex agente fotografico ha 50 anni e ha finito di scontare le condanne definitive lo scorso settembre, dopo circa 10 anni tra carcere, domiciliari e affidamento terapeutico. Il suo storico avvocato, Ivano Chiesa, respinge l’ipotesi accusatoria e sostiene che l’appartamento gli venne confiscato nel 2018 dalla Sezione misure di prevenzione nell'ambito della nota vicenda dei contanti, per circa 2,6 milioni di euro, che gli furono trovati nel controsoffitto.

Un caso da cui l’ex re dei paparazzi venne assolto in relazione all'accusa principale di intestazione fittizia di beni e 1,9 milioni di euro gli furono restituiti. Per la difesa, dunque, si tratterebbe semmai di una “bancarotta risarcita”: per Corona sarebbe stato impossibile far rientrare quel bene nella società fallita, anche perché la casa era stata confiscata "ed era già andata allo Stato".

Per gli inquirenti, come già emerso all'epoca, l'abitazione sarebbe stata intestata "fittiziamente" dall'ex agente fotografico ad un suo collaboratore. Per la difesa, andò così perché Corona era in carcere all'epoca. "Faremo il processo e vedremo se finirà come quello dei soldi nel controsoffitto", ha detto l'avvocato Chiesa. A maggio Corona è tornato in possesso del suo passaporto, dopo che la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha deciso di non applicare nei suoi confronti alcuna sorveglianza speciale, ritenendo che non sia più "socialmente pericoloso".