È espatriato subito dopo la fuga. Mentre a Milano si scatenava la caccia all’uomo per intercettarlo nei luoghi che frequentava abitualmente, Nazim Mordjane era già lontano. Ieri, però, la sua corsa si è interrotta in Svizzera, lì dove il detenuto palestinese si era rifugiato, probabilmente con l’aiuto di complici ancora da identificare: è stato catturato alle 14 vicino Ginevra, dove era arrivato dopo aver superato la frontiera al confine tra Francia e Svizzera, e riportato in carcere.
A dare la notizia dell’arresto è stato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari con un post sul suo profilo Facebook: "Grazie all’Interpol, alla polizia penitenziaria, a tutte le forze dell’ordine e agli investigatori che hanno collaborato all’arresto, avvenuto a Ginevra, del detenuto evaso pochi giorni fa, mentre si trovava in un ospedale a Milano. Il primo pensiero va a Carmine De Rosa, l’agente, ancora ricoverato, che non ha esitato a rischiare la vita per fermarlo: caro Carmine, questo risultato è dedicato a te", ha scritto l’esponente della Lega.
Per chi non lo ricordi , la sera del 20 settembre, Mordjane, trentaduenne detenuto a San Vittore dal 10 agosto per la rapina di un Rolex avvenuta due giorni prima in zona Cordusio, era stato accompagnato dalla penitenziaria all’ospedale San Paolo, dopo una scazzottata con un altro recluso.
Poco dopo le 5, era al pronto soccorso in attesa di una valutazione specialistica maxillo-facciale per contusioni al volto e si trovava in una stanza utilizzata dai pazienti piantonati in quanto dotata di una piccola anticamera per la vestione e di un bagno privato. Un bagno con una piccola finestra, circa 40 centimetri per 40, senza sbarre ma con un infisso a vasistas. Il trentaduenne era riuscito a scassinarlo e a saltare su un’aiuola sul tetto dell’edificio accanto.
De Rosa l’aveva seguito, ma era precipitato in un’intercapedine per due piani, fino al secondo sotterraneo. Un volo di circa dieci metri, che gli ha provocato fratture al cranio e alle vertebre. Nei giorni scorsi, dopo due delicati interventi chirurgici al San Carlo prima per evacuare un ematoma cerebrale e poi per stabilizzare le fratture alla colonna, il ventottenne è uscito dal coma: ha aperto gli occhi e ha riconosciuto i genitori.
Nel frattempo, i colleghi del Nucleo investigativo regionale della penitenziaria hanno continuato a indagare per rintracciare il fuggitivo: stando a quanto emerso al momento, Mordjane è riuscito a passare il confine già nelle prime ore.
Gli agenti ne hanno mappato amicizie recenti e passate e hanno cercato di intercettare qualche tentativo di contatto: è stato proprio questo lavoro di "accerchiamento" a incastrare il palestinese, che si sarebbe tradito cercando di parlare con qualcuno che conosce bene. Così gli investigatori hanno avuto contezza definitiva del luogo in cui si era nascosto e, con l’aiuto dell’Interpol e del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip), lo hanno individuato e bloccato.
Le indagini proseguiranno per identificare possibili complici che lo hanno aiutato a sparire nel nulla e che ne hanno favorito la latitanza. Una volta rientrato in Italia, il detenuto riacciuffato Oltralpe non dovrà rispondere soltanto di evasione, ma anche del reato di lesioni come conseguenza di altro reato: in sostanza, il pm Michela Bordieri gli contesta di essere stato la causa, con il suo comportamento, dei gravissimi traumi riportati da Carmine De Rosa.