LUCA BALZAROTTI
Cronaca

Elezioni in Lombardia, affluenze a confronto: il sindaco conta ancora più dell’Unione Europea

Il divario nella partecipazione ai seggi, tra Europee e Comunali, supera i 7 punti percentuali. Nelle province con le presenze più basse per il voto internazionale si supera anche il 70% per rinnovare i consiglieri comunali

Il momento dello spoglio a Paullo

Il momento dello spoglio a Paullo

Milano – L’election day dell’8 e 9 giugno ha accorpato le elezioni Europee e amministrative. In Lombardia, in 961 Comuni su 1.502 i cittadini sono stati chiamati ai seggi non solo per scegliere gli eurodeputati ma anche sindaci e consiglieri comunali. Sono emersi risultati diversi in termini di partecipazione. L’affluenza complessiva alle Europee in Lombardia si è fermata al 55,29% mentre alle amministrative ha raggiunto il 62,61%. Una differenza di 7 punti percentuali che si riduce nelle province dove si votava il sindaco del capoluogo (Bergamo, Cremona, Pavia).

A Brinzio, piccolo centro del Varesotto (700 abitanti), per scegliere il sindaco ha votato oltre il 72%. È il record nella provincia con la seconda affluenza più bassa alle amministrative (58,29%) e la peggiore alle Europee (51,69%). Tra le percentuali relative alla partecipazione elettorale ci sono sette punti di differenza a favore delle comunali. Stesso delta che si registra in Lombardia. La regione più internazionale, ai vertici per l’export (163 miliardi nel 2023), ha chiuso l’election day con il 55,29% dei votanti alle Europee e il 61,89% alle amministrative. In provincia di Sondrio il divario cresce fino a 9 punti percentuali: 61,91% l’affluenza alle comunali e 52,37% alle Europee. In 11 centri della Valtellina la partecipazione al voto per Bruxelles è più vicina al 30 che al 40%. A Spriana, in Valmalenco, la scelta degli eurodeputati ha richiamato solo il 28,33%. Per il sindaco, invece, diversi Comuni hanno superato il tetto del 70%. "Sono dati significativi" commenta Antonio Campati, ricercatore dell’Università Cattolica che insegna scienze politiche.

Antonio Campati ricercatore dell’Università Cattolica dove insegna Scienze politiche
Antonio Campati ricercatore dell’Università Cattolica dove insegna Scienze politiche

Come si giustificano?

"Innanzitutto confermano complessivamente un trend generale legato all’aumento dell’astensionismo. Storicamente si vota di più alle amministrative perché il sindaco e il consigliere comunale sono espressione di un legame più immediato col cittadini: anche questi dati sembrano certificare che la democrazia locale soffre un po’ meno di quella nazionale ed europea".

Quanto incide il sistema elettorale?

"È uno dei fattori determinanti. Dal 1993 l’elezione del sindaco è diretta: non a caso diverse forze politiche chiedono di portare a livello nazionale questo meccanismo per scegliere il premier come se fosse di fatto il sindaco d’Italia. Altri fattori che incidono sull’astensionismo alla Europee sono la diffidenza e il disinteresse verso l’Ue".

Perché resiste la sfiducia?

"Molti partiti, anche i più “euroentusiasti“, hanno fatto una campagna elettorale improntata sulla diffidenza. Votiamo i rappresentanti in Europa col sistema proporzionale tra il voto dei cittadini e il numero di seggi attribuiti al Parlamento europeo. Votiamo, soprattutto, i candidati proposti da partiti radicati a livello nazionale che si iscrivono a gruppi parlamentari europei: la campagna elettorale è condizionata da temi e polemiche nazionali e le proposte dei candidati si inseriscono anche in una competizione interna al partito. Il cittadino percepisce tutto questo come una contraddizione col contesto europeo. In più, come per le politiche, gli eletti agiscono senza vincolo di mandato: dovrebbero rappresentare gli interessi di tutti indipendentemente da chi li ha scelti".

Come possono i rappresentanti eletti in questa legislatura ridurre diffidenza e disinteresse?

"Il primo suggerimento è non limitarsi alla narrazione di quello che l’Europa fa, che è importante ma non basta. I nostri eurodeputati devono essere più presenti nei territori, nelle cinque grandi circoscrizioni, per raccogliere le istanze dei cittadini. Esattamente come andare dall’assessore aiuta per risolvere la buca stradale sotto casa, occorre far capire che abbiamo tanti motivi per cui è utile andare a Bruxelles: pensiamo ad esempio ai tanti imprenditori che esportano beni e servizi. Non è vero che i cittadini non sono rappresentati, non si sentono rappresentati. E la responsabilità non è solo degli elettori ma anche della classe politica".

Ci sono segnali incoraggianti?

"Sì anche se facciamo fatica a coglierli. Sono aumentate le iniziative delle istituzioni per avvicinare i cittadini e colmare quel deficit avvertito tra il loro volere e le decisioni dell’Europa. E i giovani sono più interessati all’Ue: tra i 18 e i 34 anni la fiducia nei confronti dell’Europa è del 54,5%. Non è diminuita rispetto al 2019".