
Viaggio a Scalo House, acquirenti di case bloccate in sciopero della fame "Dalla Germania a Milano, ho già versato 300mila euro che rischio di perdere".
Simona, 40 anni, nel 2023 ha deciso di costruire il suo futuro puntando sul progetto Scalo House sviluppato dalla società Green Stone: "Con un bambino piccolo – spiega – ci serviva una casa più grande e definitiva". Elisa, 36 anni, nel 2020 ha acquistato un appartamento nello stesso complesso in costruzione, investendo 300mila euro, perché ha deciso di rientrare a Milano dopo anni di lavoro all’estero, in Germania. Giorgio Garioni, impiegato di 38 anni, ha già versato "il 15% dell’importo totale" ed è rimasto nel limbo. Storie che si incrociano in via Valtellina 40, davanti al cantiere nei pressi dell’ex scalo Farini posto sotto sequestro lo scorso novembre nell’ambito di una delle inchieste della Procura di Milano su presunti abusi edilizi e irregolarità nella gestione dell’urbanistica milanese. Persone con un diverso passato alle spalle ma finite nella stessa trappola. I lavori non possono ripartire, e gli sviluppi giudiziari potrebbero portare in linea teorica anche a una confisca. Chi tenta di uscire dal progetto per cercare casa altrove rischia di perdere i suoi soldi, perché le somme già versate sono già state usate per portare avanti i lavori, l’azienda "non ha liquidità disponibile" e non si riescono a far valere le fideiussioni. Anche fare causa al costruttore è un salto nel vuoto, perché richiederebbe denaro per le spese legali e tempo che, spiegano gli acquirenti, "è ormai scaduto".
Nel frattempo, in attesa di sviluppi, alcuni vivono in casa dei genitori, altri in affitto o in appartamenti di proprietà. Notti insonni, preoccupazioni e tutte le ripercussioni psicologiche date dall’incertezza. Ieri hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere alla politica "una soluzione in tempi rapidi", protesta itinerante che giorno dopo giorno toccherà cantieri bloccati (oggi via Savona 105), posti sotto sequestro o finiti al centro di inchieste. Si sono riuniti in presidio davanti a Palazzo Marino, portando una scatola con le loro chiavi di casa e un orologio che segna lo scorrere del tempo. Una mossa per riportare sotto i riflettori il loro problema, nella sempre più intricata questione dell’urbanistica milanese, dopo aver incontrato il sindaco Sala, i costruttori, il presidente della Regione Fontana, la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, che con il pool di pm Petruzzella, Filippini e Clerici coordina le indagini della Gdf. "In questo incubo ci sono tutte quelle categorie che la politica ama citare in campagna elettorale – spiega Filippo Borsellino, portavoce del comitato Famiglie sospese e acquirente nelle Residenze Lac, altro cantiere sequestrato –. Ci sono le famiglie tradizionali e ci sono le famiglie arcobaleno, ci sono i giovani single e le giovani coppie, ci sono i pensionati. Cittadini normali, che chiedono un presente e un futuro sereno. Resteremo in sciopero della fame finché la politica non si prenderà la responsabilità di tirarci fuori da questa situazione". Sala, intanto, ribadisce che "stiamo cercando di fare il possibile, in un intrico legislativo piuttosto complicato".
"Non si può lasciare un cantiere bloccato per sempre – sottolinea Giorgio Garioni in via Valtellina –. Avrebbero dovuto consegnarci la casa già nel 2023, per fortuna ho un bilocale di proprietà che avevo acquistato nel 2018". Simona si sente "fregata", dopo aver versato "più del 30% dell’importo" per quella casa dove avrebbe dovuto crescere il figlio, all’epoca dell’acquisto neonato, che ora ha già 4 anni. "Sono nata in questa zona – racconta Monica Beretta – e ho comprato casa perché desidero trascorrere la vecchiaia qui. Questo progetto non è mai decollato, ci sono sempre stati intoppi e ora è tutto arenato". Manuela si è presentata al presidio in rappresentanza della figlia, Elisa, che a 36 anni ha deciso di rientrare a Milano dalla Germania. "Ha deciso di costruire la sua vita qui – spiega – ma è finita in una trappola".