REDAZIONE MILANO

Studentessa escort a 20 anni perseguitata da un cliente: condannato a otto mesi

Prima minacce, poi ha svelato tutto ai suoi genitori di Mario Consani

Stalking

Milano, 28 settembre 2015 - Studentessa dalla doppia vita. Ventenne che alternava lezioni universitarie a incontri a pagamento. Giovanissima escort all’insaputa dei genitori, almeno finché ad informarli non provvide uno dei clienti che le si era “affezionato” troppo: uno stalker che le ha distrutto la vita ed è stato condannato a 8 mesi di reclusione. Quell’uomo, quasi vent’anni più di lei, le si attaccò in tutti i modi con sms d’amore e minacce, telefonate notturne, appostamenti, perfino foto scattate mentre la ragazza era al motel con un altro e richieste di soldi per non rivelare il suo segreto. E alla fine, di fronte ai dinieghi di lei, quella telefonata a casa dei genitori: «Guardate che vostra figlia mette annunci su Internet per adescare clienti». Anche se poi lui è finito a processo e ora condannato per stalking, la ragazza si è dovuta imbottire di tranquillanti per placare lo stato d’ansia, ha cambiato la serratura di casa e ha dovuto spiegare molte cose ai genitori. Aveva appena compiuto 20 anni Cristina (nome di fantasia) quando nel 2009 ebbe incontri a pagamento con G.M., oggi 44 anni.

Cresciuta nell’hinterland, iscritta all’università a Milano, la ragazza aveva cominciato con le inserzioni online per arrotondare alla grande. Doveva esserle sembrato un passatempo senza rischi: il contatto sul cellulare, l’incontro in un motel e via. Ma con G. le cose erano andate diversamente: quando lei aveva cominciato a prendere le distanze, lui si era fatto assillante. Aveva iniziato a spedirle sms per poterla incontrare, minacciandola, in caso contrario, di presentarsi dai suoi genitori. Una volta l’aveva inseguita in auto, tentando di speronarla e costringendo lei a chiamare i carabinieri. Ma la denuncia non era servita.

Lui aveva ripreso con sms, inviti a «guardarsi le spalle», telefonate a tutte le ore e messaggi con promesse d’amore alternate a osceni insulti. Poi una sera di ottobre 2010, G. aveva telefonato ai genitori della ragazza: «Vostra figlia è una put..., sono sposato con un figlio e sua figlia mi frequenta per soldi. Fate attenzione che potrebbe trovare qualcuno che la ammazza...». «La condotta persecutoria dell’imputato – scrive la giudice Beatrice Secchi nelle motivazioni – oltre ad aver pregiudicato la serenità e l’equilibrio psicologico della parte offesa, ha provocato alterazioni delle sue abitudini di vita». Non solo. «A causa delle incursioni dell’imputato nella sua vita e, soprattutto, a seguito della rivelazione della sua attività di escort, si è trovata a non avere più alcun rapporto con suo padre». Quanto al risarcimento danni, la giudice ha riconosciuto alla ragazza un anticipo di 5mila euro sulla somma che potrà essere determinata in sede civile.

mario.consani@ilgiorno.net