Milano, arrestato il broker dell’eroina

Sotto sequestro 8,7 chili. La centrale dello smercio a Porta Venezia

Soldi e droga sequestrati

Soldi e droga sequestrati

Milano, 14 marzo 2019 - Dal boschetto di Rogoredo ai locali etnici di Porta Venezia. Dall’estrema periferia ai bar a due passi dal centro. La nuova piazza di smercio di eroina, all’ingrosso, è stata individuata nei giorni scorsi dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Monforte, che pian piano sono risaliti a un livello medio-alto della catena: a gestire le grosse partite di «nera» era una coppia di 33enni tunisini residenti a Osio Sotto, in provincia di Bergamo, compagni nella vita e nell’attività illecita; sequestrati complessivamente 8,7 chili di droga purissima che sul mercato avrebbero fruttato circa mezzo milione di euro e 52mila euro in contanti ritenuti provento dell’attività di spaccio.

Il blitz dei militari, coordinati dal capitano Silvio Ponzio, nasce come costola di un’altra recentissima operazione, quella dei colleghi della stazione Vigentino che una settimana fa aveva portato in carcere una 51enne accusata di aver maltrattato e picchiato per mesi la figlia 12enne e di aver obbligato l’altra figlia 22enne a prostituirsi in un night dell’hinterland per avere sempre soldi a disposizione da giocare alle slot machine. Nel corso degli approfondimenti investigativi, gli uomini del maresciallo Antonio Falivene scoprono che la 22enne è in contatto con un marocchino noto nella zona come spacciatore. Parte così un altro filone d’inchiesta, affidato ai segugi della Monforte. Le tracce del pusher nordafricano portano dritte ad alcuni bar nella zona di Porta Venezia, in particolare quelli in cui i clienti fumano abitualmente il narghilè: è la centrale dello smercio, l’ipotesi degli inquirenti. Da lì i carabinieri riescono a salire un altro gradino, fino ad arrivare a quello che viene considerato dagli investigatori, coordinati dai pm Michela Bordieri e Leonardo Lesti, un vero e proprio broker dell’eroina, uno dei primi intercettati a Milano.

Il 33enne tunisino e la compagna coetanea sono domiciliati a Osio Sotto, un paese di 12mila abitanti della Bergamasca: lei risulta in Italia da almeno tre anni, lui da uno e spesso fa su e giù dal Nord Europa in aereo. I militari iniziano a seguire l’uomo e si accorgono che di frequente si reca in un box (affittato in nero, si scoprirà poi) ubicato sotto uno stabile signorile di Pozzo d’Adda, ci resta per qualche minuto e poi esce. A quel punto, convinti che in quel garage ci sia l’imbosco dell’eroina, scattano le perquisizioni: nell’appartamento di Osio Sotto vengono trovati 52mila euro in contanti, stipati in una borsa da donna; nel box di Pozzo d’Adda c’è parcheggiata una Renault Twingo con targa tedesca. I controlli meticolosi sulla macchina fanno emergere la presenza di una botola che copre un vano ricavato ad hoc tra la scocca del motore e la base del sedile lato passeggero: all’interno, sistemati su una piastra metallica, ecco spuntare dieci panetti sottovuoto di eroina di qualità elevatissima, per un peso complessivo di circa 8,7 chili. I due tunisini sono stati arrestati per detenzione ai fini di spaccio e possesso di documenti contraffatti e validi per l’espatrio, visto che in casa è stato trovato un passaporto rubato in «bianco», cioè senza nominativo né foto inseriti. Secondo gli inquirenti, l’eroina smerciata dalla coppia finiva in alcuni locali di Porta Venezia, meta dei pusher al dettaglio della zona.

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