Milano, dodicenne frustata e reclusa in casa dalla mamma

La donna faceva anche prostituire l’altra figlia per giocare alle slot

Adolescente segregata

Adolescente segregata

Milano, 8 marzo 2019 - «Mamma, quando torni? Io ho paura, c’è stato il temporale, c’è vento...». Ranja ha 12 anni, è a casa da sola e sente sbattere porte e finestre. Fa quello che farebbe qualsiasi ragazzina della sua età: chiama la madre per sentirsi rassicurata e chiederle di rientrare il più presto possibile. «C’è stato un temporale mentre stavo facendo la doccia», dice al telefono.

Risposta: «Bastarda, chi ti ha detto di fare la doccia in mia assenza, non devi avere paura di niente». Forse basta questa conversazione per comprendere lo stato di prostrazione in cui ha vissuto per anni la ragazza liberata l’altra mattina dai carabinieri: trattata come una schiava dalla donna che avrebbe dovuto amarla più di ogni altro al mondo, reclusa in casa, frustata con un filo elettrico, insultata e presa a parolacce («Figlia di p.» ripetuto decine di volte al giorno) e costretta a svolgere le mansioni domestiche, anche le più faticose e spossanti.

Il tutto mentre la madre 51enne spendeva alle slot machine il denaro (fino a 300-400 euro al giorno) che l’altra figlia, 22 anni, si guadagnava prostituendosi in un night club dell’hinterland e probabilmente pure in alcuni locali notturni del centro di Milano («Devi andare lì per incontrare personaggi famosi e politici, devi fare 4mila euro al mese») . La donna, occupante abusiva in uno stabile popolare della periferia sud, è stata arrestata e portata a San Vittore con le accuse di maltrattamenti in famiglia aggravati e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione; la 12enne è stata affidata a una comunità, finalmente protetta e accudita. La vicenda nasce l’11 maggio scorso, quando il maresciallo della Vigentino Antonio Falivene si reca nella scuola media frequentata dalla giovane vittima per parlare di cyberbullismo con gli studenti, uno degli incontri che periodicamente i comandanti di stazione tengono in classe per entrare in contatto con i più piccoli e stabilire rapporti con presidi e insegnanti.

Proprio in quella circostanza si avvicina una prof, che riferisce a Falivene quanto le ha chiesto qualche giorno prima un’allieva: «È un reato prostituirsi?». L’investigatore esperto capisce subito che quella domanda può nascondere un malessere ben più radicato e profondo. I primi accertamenti consentono di scoprire che la bambina vive con la madre 51enne e la sorella 22enne: «Da tali verifiche – si ricostruisce nell’ordinanza emessa dal gip Anna Calabi su richiesta del pm Michela Bordieri – si constatava che sia l’indagata che la P. effettivamente erano solite esercitare l’attività di meretrici». Le indagini, un mix di intercettazioni e lunghi appostamenti di fronte all’abitazione, fanno emergere una situazione drammatica. «Mamma, posso fare le pulizie dopo?», chiede la 12enne alle 14.52 del 18 ottobre. «Cosa stai facendo in questo momento?», replica la madre, seduta al bar davanti a una macchinetta mangiasoldi. «Sto riposando». «Perché stai riposando?». «Sono stanca», dice esausta Ranja. «Sei grossa come un mulo... sei giovane, hai 12 anni e non vuoi fare i mestieri...», la risposta spiazzante. «Mamma, se continui a trattarmi così – sussurra rassegnata la piccola – io mi suicido e morirò per colpa tua... se mi verrà un infarto oppure mi suiciderò mi libererò di questa vita». Intenti autolesionistici che Ranja manifesterà, al culmine della disperazione, pure nel corso di un monologo captato dagli investigatori e che tuttavia non spingeranno certo la 51enne a trattarla meglio.

Anzi, la donna, in un altro dialogo ascoltato dai carabinieri della Vigentino, arriverà persino a suggerire a un’amica il suo terribile metodo educativo: «Come faccio io con Ranja, quando prendo il filo elettrico, si inginocchia davanti a me e si mette a urlare... perdo totalmente il controllo quando ho in mano il filo elettrico... l’altra cerca di difenderla chiedendomi di non picchiarla, io meno entrambe». Ora la 12enne è al sicuro, lontana da quell’inferno. E la madre è in cella.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro