LUCA SALVI
Cronaca

I primi 75 anni di Enrico Beruschi: un ragiunatt tra cabaret e Verdi

"L’età fa impressione ma io continuo a comportarmi dal ragazzaccio che sono"

Enrico Beruschi

Milano, 5 settembre 2016 - Da Beruscao il penultimo mandingo a Giuseppe Verdi. E da ragioniere, anzi, vicedirettore commerciale della Galbusera a Zio Boris, fumetto cult anni ’70 che ora diventa film e nel quale interpreterà il creatore di mostri. Enrico Beruschi, cabarettista, attore, comico milanese oggi compie i suoi primi 75 anni, "ma mi sento come un bambino rispetto a Gianfranco d’Angelo e Berlusconi, a quota 80".

Enrico Beruschi, auguri. Come festeggia?

"In un locale di Milano. Il pr ha creato un gruppo Facebook e sono giorni che tutti mi fanno gli auguri in anticipo. Ci saranno amici di cinema, tv e teatro. Chissà se viene Margherita da Torino (Fumero, tanti sketch insieme al “Drive In”, ndr). L’età fa impressione ma io continuo a comportarmi dal ragazzaccio che sono. E poi mica ne ho 80 come Mogol o Gianfranco o Berlusconi a breve".

Beruschi prima di Beruschi lavorava alla Galbusera…

"Ero una persona seria. Ogni tanto incontro quelli che hanno lavorato con me: si ricordano che davo le multe, pretendevo la puntualità".

Come sul palco?

"La sera andavo al Derby per divertirmi. Tanti gli amici: Boris Makaresko, il proprietario Gianni Bongiovanni, Cochi e Renato che avevo conosciuti sui banchi del Cattaneo. Eravamo dei facinorosi, sempre controcorrente. Nel ’74 mi aspettavo un aumento di stipendio perché avevo meccanizzato l’azienda. Invece ricevo un grazie e una mancetta. Al Derby cercavano attori. Ne parlo con mia moglie. Ci ho messo due ore per tirar su la cornetta e avvertire il direttore e il signor Galbusera che mi sarei dimesso. Era il 15 settembre, potrei festeggiare anche quel giorno".

Poi arriva il Drive-In.

"Su Canale 5 mi ha voluto Berlusconi. In esclusiva. Eravamo in dieci a lavorare solo per la Fininvest, a partire da Mike che ha praticamente fondato il canale. Comunque, siamo partiti in quattro pisquani e abbiamo realizzato la trasmissione che ha cambiato il modo di fare comicità. Ricci, Gianfranco D’Angelo, Ezio Greggio, Margherita, le ragazze fast-food…".

Come è cambiato il cabaret da allora?

"Oggi va di moda il turpiloquio. E dominano le leggi del mercato".

Ha visto le vignette di Charlie Hebdo sul terremoto?

"Stupide. Charlie è al limite, come gli extraparlamentari di una volta. Non possono dire di fare “satira” se non hanno letto il “Bertoldo” del ’39. Il loro è squallido sarcasmo. E becero".

Veniamo alla nostra città: qual è il suo quartiere preferito?

"Porta Ticinese, via Pomponazzi dove ho abitato, via Tibaldi dove c’erano i nonni e fino ai 12 anni giocavo nel loro cortile".

La sua meta preferita oggi?

"Direi il Duomo, corso Vittorio Emanuele, la Galleria, la Scala, il monumento a Leonardo definito dal Rovani nell’800 “on liter in quater” perché Leonardo, il bottiglione, ha i suoi quattro allievi ai piedi, i quartini. Una battuta così vale un’ora dei programmi di oggi".

Enrico Beruschi oggi cosa fa?

"Mi sono dato alla lirica. Introduco alle opere chi ne è digiuno raccontandole accompagnato da musicisti e cantanti. La Simonetta Puccini, dopo lo spettacolo su “Tosca”, mi ha abbracciato e mi ha detto: “Tu fai onore al nonno”. Poi sto preparando un programmino televisivo per aiutare i giovani a trovare lavoro e recito in “Zio Boris”, dal fumetto. E ora festeggio".