Emergenza Covid: l’ospedale in Fiera apre il quarto modulo

Ieri sera 44 ricoverati riempivano gli spazi gestiti da Policlinico, Niguarda e San Gerardo: scendono in campo i sanitari di Varese

Un paziente in codice verde controllato al check point dell’Areu in via Novara

Un paziente in codice verde controllato al check point dell’Areu in via Novara

Milano, 10 novembre 2020 -  Ieri sera sono arrivati a 44 i ricoverati al Portello: al completo i 15 letti del primo modulo del Policlinico (che ha la regìa del Padiglione in Fiera), i 15 del secondo gestito dal Niguarda, i 14 del terzo affidato al San Gerardo di Monza, e l’ équipe di anestesisti e infermieri arrivati da Varese era pronta ad aprire il quarto modulo dell’ospedale criticato in primavera per aver avuto solo 17 pazienti nella fase 1, che a poco più di due settimane dalla riapertura è la terapia intensiva più affollata di Lombardia. E ricovera malati provenienti da molti ospedali, non solo dai Covid hub che ne gestiscono i moduli con medici e infermieri d’area critica “propri“ e di altre strutture, anche non hub. Giovedì scorso la Regione ha chiuso anche coi sindacati del comparto (infermieri, tecnici e Oss) un accordo simile a quello raggiunto due giorni prima coi rappresentanti dei medici, sulle regole d’ingaggio per il trasferimento temporaneo di personale nelle strutture delle Fiere (quella di Bergamo, con la regìa del Papa Giovanni XXIII, funziona esattamente come il Portello), che prevedono volontarietà, indennità (anche per chi è rimasto a lavorare negli ospedali), alloggi gratuiti e sorveglianza sanitaria.

Le terapie intensive di Lombardia ieri sono arrivate a 670 ricoverati per Covid (venti più di domenica) e i reparti a 6.414, con un saldo positivo, tra ingressi e uscite, di 189 letti in ventiquattr’ore. Il virus ha ucciso altre 99 persone, e anche col rallentamento domenicale dei tamponi (21.121 caricati nel sistema di sorveglianza) ha aggiunto altri 4.777 contagiati al conto della Lombardia, di cui 2.225 sono milanesi e 837 vivono in città. Pochi meno degli 874 della Brianza (che ha poco più di metà degli abitanti del comune di Milano), ed è, insieme a Varese e all’area metropolitana, l’epicentro lombardo della seconda ondata: ieri il direttore dell’Asst di Monza Mario Alparone ha chiesto l’intervento dell’esercito e della protezione civile perché, con 450 ricoverati per Covid al San Gerardo, altri 95 a Desio, e "circa 340 operatori positivi", l’azienda sanitaria è al collasso e si aspetta "di essere supportata come noi abbiamo supportato gli altri nella fase 1", quando le terapie intensive di Monza, e di Milano e di Varese, erano piene di lodigiani, cremonesi e bergamaschi colpiti dalla prima offensiva. Ma ad esempio il Policlinico, con 324 pazienti Covid tra le mura di cui 22 in terapia intensiva (oltre a quelli della Fiera) che riempivano più di un terzo dei letti dell’ospedale, ieri ha superato (per i ricoverati complessivi) ed eguagliato (per le terapie intensive interne) i livelli massimi raggiunti in aprile.

Adesso sono Milano, Monza e Varese ad aver bisogno di aiuto: domenica l’Areu ha occupato i tendoni allestiti con l’esercito per l’hotspot tamponi di via Novara (che partirà, col personale dell’Asst dei Santi, forse a metà settimana) trasformandolo in triage da campo esterno per alleggerire i pronto soccorso: i pazienti soccorsi dalle ambulanze in codice verde nel Milanese e in Brianza vengono sottoposti al test rapido e visitati da medici del 118, quindi indirizzati, se hanno bisogno di ricovero e sono in grado di reggere la trasferta, a ospedali di altre province. Quando in via Novara partirà il primo dei tre punti tampone rapidi (gli altri sono stati allestiti a Romolo e Linate) il "check point sanitario" sarà trasferito al Portello, in un piazzale vicino all’ospedale della Fiera.

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