ANDREA GIANNI
Cronaca

Tragica lite in Egitto, turista milanese in cella: "Fatemi tornare dalle mie figlie"

I parenti della vittima a Marsa Alam (Egitto): per lui il massimo della pena

Le indagini sull’episodio sono affidate alla polizia egiziana

Milano, 1 settembre 2017 - Un turista milanese, da più di 20 giorni in cella in Egitto, che chiede di essere scarcerato e di poter tornare in Italia e riabbracciare le due figlie. La figlia della vittima che lancia un appello al presidente della Repubblica egiziana al-Sisi, pretendendo «il massimo della pena per la persona che ci ha privato della cosa più preziosa che avevamo». Sullo sfondo le spiagge di Marsa Alam, paradiso per turisti sul mar Rosso, scenario di una lite finita in tragedia che ha innescato un’intricata vicenda giudiziaria. Ivan Pascal Mauro De Leonardis, 42enne di Milano, lo scorso 10 agosto entra in una zona vietata della spiaggia, occupata dai cantieri di un hotel in costruzione, assieme alle figlie di 6 e 15 anni che alloggiavano con il padre in un resort. Il responsabile dei lavori, Tareq al-Hennawy, si avvicina per mandarli via. Scoppia una violenta lite. Ivan De Leonardis colpisce con un pugno al volto l’egiziano, cardiopatico, che circa un’ora dopo morirà stroncato da un infarto.

Il turista lombardo finisce in carcere, in stato di «fermo provvisorio», in attesa di definire la sua posizione e formulare il capo d’accusa. Le sue figlie, nelle ore successive, vengono riportate in Italia dalla madre, accorsa in Egitto con il primo volo. Dall’autopsia sul cadavere non sarebbe emersa una «correlazione diretta» tra il pugno e la morte dell’egiziano: risultato che potrebbe far configurare un’accusa di omicidio preterintenzionale. Intanto Ivan De Leonardis resta in carcere, assistito da un difensore messo a disposizione dal consolato. L’udienza per esaminare il caso, e stabilire se l’uomo debba rimanere in cella o possa tornare a piede libero in attesa di un eventuale processo, continua a slittare per motivi tecnici, tra cui anche l’assenza di un traduttore. Nei prossimi giorni il turista dovrebbe comparire nuovamente davanti al giudice.

Una vicenda seguita con attenzione dalla Farnesina, un anno e mezzo dopo il drammatico caso di Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso in Egitto nel gennaio 2016 in circostanze ancora da chiarire: l’Italia chiede ancora di conoscere la verità sull’accaduto, che ha portato a una crisi nelle relazioni tra i due Paesi. «Posso assicurare che tutto si sta svolgendo nel pieno rispetto delle leggi», spiega al Giorno Hadeer al-Hennawy, unica figlia del tecnico morto. «Io e mia madre - prosegue - non smetteremo di lottare per avere giustizia». La ragazza ha anche lanciato un appello ad al-Sisi, chiedendo «il massimo della pena» per l’italiano che «ha ucciso mio padre». Un dramma che ha colpito anche la famiglia De Leonardis. Le figlie in Italia sono in attesa di poter riabbracciare il padre, in cella per le conseguenze di uno scatto d’ira durante la vacanza sul Mar Rosso.