
Volontari dell'associazione Aquilone di Bruzzano
Un ragazzo è seduto su un muretto di via Trechi che di lunedì è piazza di mercato e gli altri giorni un parcheggio. Sono le 19 di un giovedì d’autunno a Bruzzano, a nord della città: un cuore di borgo incorniciato da palazzoni popolari. E se crescere è difficile per chiunque, per chi si trova a vivere ai margini, spesso senza punti di riferimento adulti, lo è di più. Piove ma a questo ragazzo sembra non importare. "Non lo vedo da anni. Vado". Lentamente, Sara Dono gli si avvicina. È un’educatrice della Fondazione Aquilone che coordina “Sopra la panka 2.0“ insieme alla cooperativa sociale Diapason e all’associazione Shareradio, progetto di Educativa di strada nel Municipio 9.
Passa qualche minuto e torna sorridente verso i colleghi: "Verrà a trovarci". Con lei quel ragazzo, che avrà sì e no 16 anni, si è confidato. Si sente solo, schiacciato da problemi familiari che sono più grandi di lui. Ma quella voce, quella presenza improvvisa, è come un riparo dalla pioggia. Un altro, diciassettenne, si è fatto vivo su Instagram: "Ho saputo che aiutate a cercare lavoro... Potete aiutare anche me?". Un “neet“, che non studia e non lavora, adesso ha una speranza. Può bastare poco a fare la differenza, a cambiare le pieghe di esistenze che sembrano già scritte: l’obiettivo degli educatori di strada è essere “quel poco“, che diventa immenso se cambia la vita anche di un solo ragazzo. "Siamo noi ad andare dai giovani. Nei cortili, nelle piazze, nei loro punti di ritrovo" cercando di intrecciare un legame con gli invisibili, quelli che non frequentano centri giovanili o attività ricreative. Con chi ha abbandonato la scuola e cerca di riempire il tempo con “qualcosa“.
Rovesciare vasi a terra, spaccare specchietti di auto, far scoppiare petardi. "Un modo per uscire dall’invisibilità. In fondo, il loro grido d’aiuto". In un’ora, a Bruzzano, il boato dei fuochi che esplodono si sente cinque volte nel giardino di Cassina Anna, che in via Sant’Arnaldo ospita servizi come la biblioteca e i Servizi sociali. Piccoli furti, dispetti, atti vandalici sono all’ordine del giorno. "Per stare tranquilli, i dipendenti chiudono la porta a chiave", testimonia chi vive gli spazi. Cosa fare? "Non abbiamo la bacchetta magica ma proviamo a intercettare i bisogni con il dialogo, la musica, lo sport, anche con piccoli interventi di riqualificazione urbana", sottolineano gli educatori professionisti. Accanto a Sara Dono, ventottenne, ci sono Elena Fregara di 33 anni e Marco Muzzi di 34.
"E sta funzionando. Abbiamo coinvolto decine di giovani, da preadolescenti a poco più che maggiorenni, all’evento di presentazione". Sono attivi anche nel “quadrilatero dei fiumi“, "dove abitano tante famiglie problematiche, con adulti agli arresti domiciliari. C’è voglia di riscatto: spesso sono i genitori stessi a invogliare i figli a parlare con noi". E poi in Bicocca e alla Bovisasca, "dove siamo partiti da zero e, se tutto va bene, presto avremo uno spazio tutto nostro". Sono 5 i Municipi in cui sono stati attivati progetti di educativa di strada: Municipio 1, 2, 6, 7 e 9. Coinvolgono 11 enti del terzo settore (selezionati attraverso avviso pubblico) e oltre 40 operatori sociali ed esperti. I progetti, partiti lo scorso giugno, andranno avanti fino a dicembre del 2024 e vengono finanziati con 500mila euro grazie ai fondi della legge 285/97 (Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza).
Un servizio mirato, che a Milano non esisteva più da 20 anni. "Il nostro obiettivo – spiega Martina Riva, assessora comunale alle Politiche giovanili – è recuperare quei ragazzi che non hanno punti di riferimento e riempire il loro tempo con attività di qualità creando quindi una “buona movida“, entrando nel cuore dei quartieri “difficili“ e facendo scoprire ai ragazzi che cosa di bello offre la città. Anche in questo modo si coltivano talenti".