Colpo milionario a casa Ecclestone: il cervello della banda? Era a Milano

Il capo è sparito. Scotland Yard fa arrestare un italiano e l’amico. Traditi da un selfie, ma il bottino non c’è

Tamara Ecclestone con il padre Bernie, ex patron del circus della Formula Uno

Tamara Ecclestone con il padre Bernie, ex patron del circus della Formula Uno

Milano, 7 agosto 2020 - I gioielli rubati a Tamara Ecclestone, valore dichiarato 50 milioni di euro, sembrano svaniti nel nulla. Ma Scotland Yard è convinta di aver incastrato la banda degli uomini d’oro (in realtà c’è anche una donna) autori del furto del secolo otto mesi fa, nel cuore di Londra. Due di loro, italiani, ora sono in carcere in attesa della possibile consegna alla giustizia britannica. Secondo la ricostruzione della polizia londinese, quando la sera del 13 dicembre scorso entrarono nella grandiosa villla di Kensigton - uno dei quartieri più lussuosi della capitale, dove la figlia dell’ex numero uno della Formula Uno vive con il marito e la loro figlioletta - il milanese A.D. di professione ladro e il suo amico A.M. al momento incensurato, non erano soli.

Con loro, ad aggirare un sistema di vigilanza che avrebbe dovuto rendere la villla inespugnabile, c’erano altre due persone: D.V., etnia sinti, nazionalità croata ma residente nel nostro paese e J.J., anche lui sinti, cittadino italiano, ritenuto il vero capo della banda. Di questi, però, si sarebbero perse le tracce. Sono invece finiti in manette a febbraio gli altri due presunti componenti della compagnia: Maria Mester, romena residente in Italia dove lavora come donna delle pulizie e suo figlio Emil Savastru, che vive in Inghilterra.

Quest’ultimo avrebbe provveduto ad affittare il residence di lusso in cui la banda ha alloggiato prima e dopo i colpi. A inchiodare Mester, invece, c’è l’aver viaggiato con alcuni dei complici, il fermo immagine di una telecamera dove la si vede con una valigetta in mano, una foto “postata“ su Facebook di lei con addosso due orecchini di grande valore tra quelli rubati. È stata arrestata a Londra in arrivo da Malpensa, mentre il figlio Emil è stato bloccato in aeroporto quando stava per volare in Giappone. Nei loro confronti è già iniziato il processo.

Ma nei giorni giorni scorsi la polizia ha bloccato anche i due complici italiani in esecuzione di un mandato di arresto europeo. L’avvocato Angelo Pariani, che difende il milanese D., ha già impugnato in Cassazione l’ordinanza di convalida d’arresto avvvenuta, lamenta il legale, dopo un’udienza tenuta senza la presenza del difensore. Svaniti nel nulla invece i due sinti V. e J., come il tesoro sul quale i magnifici sei hanno messo le mani senza colpo ferire.

Perché tra l’uno e il tredici dicembre dell’anno scorso, nei quartieri più “in“ di una Londra pre-Covid, la banda dell’oro non avrebbe scippato solo una parte del tesoro della Ecclestone. Prima di quel colpo, secondo l’accusa, aveva già ripulito di 60 mila sterline la cassaforte in casa di Frank Lampard attuale allenatore del Chelsea, celebre squadra dei quartieri alti nella serie A inglese, e pure quella nella villa di Vichai Srivaddhanaprabha, ricco uomo d’affari thailandese già proprietario del Leicester, altro team della prima serie britannica, morto precipitando con il suo elicottero alla fine del 2018 (bottino 200 mila sterline).

Tre assalti in meno di due settimane, tutti coronati da successo, con i diversi ingressi violati quasi senza forzature e i sei complici capaci ogni volta di rendersi invisibili prima dell’arrivo della polizia. A incastrarli sarebbero ora le immagini fissate dalla telecamere presenti a decine in quella fetta di città dove vivono tra gli altri il proprietario del Chelsea Roman Abramovich, il cinese più ricco del mondo Wang Jianlin, il sultano del Brunei e il principe William con la moglie Kate. Ma come siano riusciti così facilmente nelle loro imprese quegli strani ladri - e soprattutto dove sia finito il bottino - Scotland Yard non l’ha ancora scoperto. © 

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