Emilio
Magni
Al "canton di ball", l’angolo della piazza dove, il mattino, amano radunarsi i pensionati per "contarla su", si è aggregato anche un tipo cui piace tanto esibirsi in conversari che sono roboanti prediche. Gesticola in modo troppo evidente: per mostrare che lui "ne sa una pagina più del libro". Ovviamente costui non è molto gradito quando si infila tra gli anziani del "canton". È stato così che l’altra mattina, vistolo arrivare, il Carletto ne ha tirato fuori "una delle sue". È bastata quella per indurre tutti quanti ad abbandonare la congrega e andarsene a casa in anticipo, anche se per la verità nessuno aveva colto il vero significato della battuta. Ma cosa ha mai detto di tanto ironico, di così sferzante e pure misterioso il Carletto? Egli ha semplicemente detto: "El riva quel che parla come un mercant de brazz". Carletto, grande esperto ed appassionato del dialetto, ha ritirato qua un modo di dire che nei secoli scorsi era molto in uso, soprattutto a Milano. Voleva dire "parlare come un mercante di tessuti con il braccio teso a misurare la stoffa". In senso lato l’espressione voleva significare che costui, gesticolando in modo esagerato, tentava di convincere la gente ad approvare quel che diceva, ovvero indurla ad acquistare le sue stoffe. Perchè questo alla fine della fiera era lo scopo del suo "predicare". Da questo modo di dire derivò anche la misura "braccio" per le stoffe. Quando si acquistava la stoffa infatti il prezzo era "al braccio". Misurava 12 once, pari a 76 centimetri. Ma la misurazione era sempre approssimativa tanto ad ogni volta scaturivano discussioni molto accese tra il venditore "a braccio" e il compratore che non si fidava mai. Oltre al "mercant de brazz" nell’assai colorito dialetto meneghino c’era anche "el mercant de fiaa". Era il "venditore di fiato", ovvero un pettegolo, uno spione, un maldicente. C’erano poi "el mercant de pell d’anguilla" e "el mercant de fich secch". Erano venditori di povere cose: gente senza alcun valore.
mail: emiliomagni@yahoo.it