CRISTINA MUCCIOLI*
Cronaca

Duomo e Stelline Simboli d’amore verso i bambini

Cristina

Muccioli*

Anche prima della clausura da Covid i cortili delle città raramente risuonavano delle voci festanti e giocose dei bambini, espulsi come disturbanti da ogni spazio comune, oppure troppo impegnati per una partitella alla buona sotto casa, o infine cautelarmente tenuti al sicuro dalle insidie del traffico. I bambini sono noia, intralcio, o in pericolo. Non è sempre andata così, anzi. Una storia plurimillenaria può essere antidoto a questa recente tendenza. Operosa, industriosa, avveniristica nell’organizzazione delle reti di trasporti per fiumi e per terra, Milano non è mai stata arida e avara con i piccoli, anzi. Il Duomo tardomedievale che si sforza di aggiornarsi in stile gotico con il ricamo delle guglie svettanti su un corpo possente che rinvia ancora al romanico, è dedicato a Maria neonata, quindi a una bimba straniera, povera e non ancora santa. Nella basilica del suo patrono, S. Ambrogio, l’altare maggiore in oro e argento cesellato a sbalzo da Volvinio nel IX secolo, è raccontata come in un fumetto ante litteram l’infanzia del santo. Lo si ammira addormentato in una culla, con la boccuccia aperta e un vistoso sciame d’api che gli vola dentro senza pungerlo, senza svegliarlo dal suo sonno innocente. Il padre accorso sbigottito si rende conto di assistere a un prodigio e trattiene la madre dall’intervenire. La più significativa, trasversale e longeva testimonianza della cura di Milano per i piccoli è la Ca’ Granda, oggi Fondazione Ca’ Granda IRCCS Policlinico. Fatta erigere da Francesco Sforza dopo la sua entrata trionfale a Milano il 25 marzo 1450, giorno dedicato all’Annunciazione della Vergine, a beneficio dei più poveri e bisognosi, la Ca’ Granda sarà in gran parte dedita ad accogliere i trovatelli, gli orfani, i figli di nessuno che per strada sarebbero morti di stenti (...) Milano, dunque, ha cura dei più deboli e dei più fragili dal Medioevo, e ha continuato nel XVI secolo con altre grandi istituzioni come Palazzo delle Stelline in corso Magenta, edificato per accogliere le orfanelle. Le bambine solevano sempre chiedere dove fossero i genitori morti. Si rispondeva loro che fossero volati in cielo, ma il cielo è troppo vasto per trovare pace. Così ognuna si sceglieva una stellina che si accendeva la sera.

*Storica dell’arte e scrittrice