La fuga del diciottenne, P.G. le iniziali, è durata poco. Ha cercato di nascondersi dopo aver sferrato due coltellate a un trentaduenne ucraino, riducendolo in fin di vita. Poi, in serata, forse sentendosi braccato dai carabinieri che si erano messi subito sulle sue tracce e convinto dai genitori, si è presentato in caserma. "Sono stato io ad accoltellarlo", ha detto ai carabinieri della Compagnia di Corsico che lo cercavano da qualche ora, da quando, lunedì pomeriggio, intorno alle 16, aveva accoltellato il 32enne.
I due si conoscevano, forse avevano avuto un diverbio al bar che frequentavano, una parola di troppo o detta male: sono ancora al vaglio dei militari le cause che hanno portato il 32enne, pregiudicato per reati contro il patrimonio e conosciuto per essere un tipo rissoso, a rincorrere e picchiare il giovane che l’ha poi accoltellato.
Le telecamere della videosorveglianza comunale hanno ripreso ogni istante: l’uomo, al volante di una Mercedes E200, si ferma salendo con l’auto sul marciapiede, in via Salvo D’Acquisto, vicino alla fermata dell’autobus. Scende e di corsa raggiunge il 18enne che cerca di scappare, ma viene raggiunto dall’ucraino che inizia a sferrargli calci e pugni. Il ragazzo reagisce tirando fuori dalla tasca un coltello richiudibile e sferra due colpi alla schiena e al torace. Quando il 32enne si piega in due per il dolore, gli tira un calcio e poi scappa. L’ucraino va verso la sua auto, poi si accascia e viene soccorso da una donna che chiama i soccorsi. Il personale sanitario lo stabilizza sul posto per poi portarlo in codice rosso all’ospedale Niguarda, dove si trova ancora ricoverato.
La prognosi è riservata, le condizioni rimangono gravi. Il diciottenne colombiano, ragazzo adottato da una famiglia italiana, dopo la breve fuga si è presentato alla stazione dei carabinieri di Cesano, ammettendo le proprie responsabilità. I militari hanno poi perquisito la casa dove abita con i genitori e hanno trovato l’arma. È stato arrestato e portato al carcere di San Vittore: si attende la convalida del fermo.
Ai carabinieri non ha raccontato i motivi della discussione: pare non ci fossero giri di droga o soldi dietro l’aggressione, più probabile una lite iniziata al bar per futili motivi e finita nel sangue. Il coltello, ha ammesso, lo teneva sempre con sé, per difendersi da eventuali aggressioni.