Doppiatori a rischio estinzione: "L’intelligenza artificiale clona le nostre voci"

L’allarme a Milano: lavoro tutto spostato su Roma, si rischia di perdere un patrimonio. L’intervista a Francesco Orlando: "Da Sentieri a Dragon Ball Z, ora lotto contro un precariato sempre più spinto"

Francesco Orlando

Francesco Orlando

Milano, 14 marzo 2023 – Storici studi milanesi, come la società Merak Film di Cologno Monzese, che ha firmato il doppiaggio dei più celebri cartoni animati giapponesi, hanno chiuso i battenti durante la pandemia. Resistono poche realtà d’eccellenza, come Audiovisivi Doppiaggio Cinema (Adc), in un settore che sta attraversando una profonda crisi.

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E i doppiatori, alle prese con condizioni di lavoro sempre più precarie, sono minacciati anche dall’intelligenza artificiale, perché le voci italiane di attori famosi possono essere replicate, usando la tecnologia digitale, anche per altre produzioni.

Aprendo quindi un nuovo fronte sul tema del diritto d’autore, e della sostituzione del lavoro umano con l’opera di un software. I lavoratori non chiedono solo il rinnovo del contratto collettivo fermo al 2008, adeguandolo alle nuove modalità di lavoro (da 15 anni un doppiatore in Italia guadagna in media 1880 euro netti al mese), ma anche una regolamentazione dei ritmi di lavoro. Così i doppiatori hanno scelto “il silenzio” come forma di protesta, con un lungo sciopero (hanno aderito i sindacati Cgil, Cisl e Uil, le associazioni Anad, Aidac e Aipad) che dovrebbero concludersi oggi, con l’obiettivo di aprire una trattativa e una discussione sul futuro di un patrimonio artistico e professionale che in Italia vanta oltre 1.500 professionisti e 50 società specializzate. “A Milano le condizioni sono ancora più critiche rispetto a Roma – spiega Nicoletta Daino, della Slc-Cgil – perché ai problemi sul tavolo si aggiunge anche la mancanza di lavoro. Le società di doppiaggio milanesi stanno chiudendo una dopo l’altra, e le produzioni si stanno spostando tutte su Roma”.

"Noi siamo allenati al precariato, insito nel nostro tipo di lavoro, ma adesso si è superato un limite: abbiamo deciso di fermare le nostre voci per sollevare l’attenzione su un patrimonio d’eccellenza che rischia di perdersi”. Francesco Orlando, classe 1963, da più di trent’anni è sulla scena milanese del doppiaggio, oltre all’attività da attore teatrale. Dopo gli studi alla Scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano ha iniziato una lunga carriera che lo ha portato a firmare il doppiaggio di personaggi di celebri soap opera come Sentieri (è la voce di Ricky Paull Goldin), l’immortale Star Trek, cartoni animati giapponesi come Dragon Ball Z, Pokemon o Detective Conan che hanno incollato alla televisione generazioni di ragazzi.  Orlando, che situazione stanno vivendo i doppiatori? “Il settore sta attraversando una fase di forte sofferenza e, per questo, abbiamo deciso di scioperare e convocare assemblee permanenti. La battaglia è nazionale ma la situazione milanese è ancora più critica, perché durante la pandemia hanno chiuso storiche società di doppiaggio, in una città che si era specializzata in particolare su soap opera, cartoni animati e videogiochi. Una tradizione artistica e artigianale che rischia di perdersi per sempre. Il lavoro sul cinema, invece, resta tutto concentrato su Roma”.  L’esplosione delle serie tv, l’aumento dell’offerta di prodotti audiovisivi d’importazione, non ha portato a un aumento degli incarichi per chi si occupa di doppiaggio? “Il problema è nelle condizioni di lavoro sempre peggiori, che si ripercuotono così anche sulla qualità del prodotto, e in un precariato sempre più spinto dovuto anche agli effetti della globalizzazione del nostro lavoro”.  La minaccia dell’intelligenza artificiale è uno dei punti al centro della vostra protesta.  “Ci sono state evoluzioni tecnologiche rapidissime, e ora esistono sistemi in grado di replicare la voce umana. Per questo il contratto nazionale, che fu pensato all’epoca delle videocassette, va aggiornato anche tenendo conto di questo problema, che si interseca con quello della cessione dei diritti”.  Immaginando il futuro, rischiate di essere sostituiti da un algoritmo? “È difficile fare previsioni ma, dal mio punto di vista, sarebbe un incubo. Pensate a che cosa si ridurrebbe il cinema, sempre più realizzato con tecnologie digitali, se dovesse venire meno anche l’elemento umano della voce”.  Come è cambiato, in trent’anni, il vostro lavoro? “Io ho iniziato a fare l’attore all’età di 17 anni e mi occupo di doppiaggio dagli anni ’90. Si lavorava soprattutto con Rai e Mediaset, eravamo in pochi e le condizioni sono sempre state precarie. Il contratto nazionale del 2008 è stato una conquista, per noi partite Iva atipiche, ma ora è necessario aprire una trattativa per aggiornarlo”.  Quanto guadagna, in media, un doppiatore? “È difficile fare una stima perché ogni situazione è diversa, ma c’è stato un periodo in cui, personalmente, sarei riuscito a vivere di solo doppiaggio. Adesso unisco l’attività da attore e altri lavori in questo campo, siamo allenati al precariato”. 

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