Donna picchiata dai vigili a Milano, il sindacalista: “Colpi non per fare male ma per ammorbidire”

Il segretario del Sulpl, Daniele Vincini difende i colleghi: “Gli unici che hanno riportato lesioni sono loro, lei sputava saliva e sangue dopo aver detto di essere sieropositiva”

Milano –  "Non erano colpi per fare male, erano colpi per ammorbidire" quelli che in un video si vedono dare da quattro agenti di Polizia locale a una donna transessuale brasiliana di 41 anni. Lo ha sottolineato ai giornalisti Daniele Vincini, segretario del Sulpl, sindacato della polizia locale, durante un presidio convocato per i buoni pasto dei dipendenti comunali di fronte al Comune di Milano. Ieri la vicenda ha sollevato ferocissime polemiche per via dell’uso della forza che è parso eccessivo, con la presa di posizione di molti politici locali e nazionali e l’apertura di un’indagine da parte della Procura.

Non serviranno a spegnere le fiamme le parole di Vincini: “Il soggetto che è stato colpito dagli agenti nelle fasi più concitate del fermo ha avuto zero giorni di prognosi e non ha avuto problemi di tipo fisico. Gli unici che hanno riportato lesioni sono gli agenti. Il sangue che si vede nelle riprese era sangue conseguente a una rissa che c'era stata prima delle 8.15, momento in cui sono stati richiesti al Parco Trotter i miei colleghi da un genitore che lamentava il fatto che questo fosse praticamente nudo".

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Vincini ha poi precisato che gli agenti su strada "fanno tutti i corsi di formazione e hanno utilizzato gli strumenti, poi nella concitazione, sotto l'effetto adrenalinico qualcosa può essere sfuggito. Questo mi preme dirlo perché prognosi zero, chi ha avuto problemi fisici - ma soprattutto per il discorso legato agli infortuni biologici perché questo gridava di essere sieropositivo - sono i miei colleghi che dovranno fare tutte le procedure mediche per vedere se hanno contratto una malattia di questa portata".

"Il colpo alla testa è uno - ha voluto sottolineare - se li guardate bene sono tutti colpi indirizzati solo a prendere l'attenzione" perché "non ci poteva essere contatto fisico". Certo che "era meglio che non ci fossero" ma "il problema vero è che" la vittima "aveva dimostrato di essere accondiscendente al fermo, poi quando i colleghi si sono avvicinati li ha aggrediti sputando loro addosso, sul viso, saliva con sangue". Per Vincini, quindi, "il problema vero è come avvicinarsi in questo tipo di situazione".

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