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Cronaca

Diritti dei bimbi autistici, mamma Elena fa causa a Regione e Ats: "Terapie a carico del pubblico ma pago mille euro al mese"

Suo figlio segue il metodo Aba, riconosciuto nei livelli essenziali di assistenza ma non in Lombardia. E l’Ufficio Disabilità del Governo le consiglia le vie legali

Elena Graziani

Elena Graziani

Milano, 4 ottobre 2023 –  Ci sono letture che riconciliano con la realtà perché capaci di restituire la sensazione che le cose stiano progredendo nella giusta direzione. Non sembri strano, ma è il caso della Rivista della Corte dei Conti, in particolare del numero di gennaio 2023: "Con grande difficoltà – si legge – il metodo Aba, anche per merito della giurisprudenza sia civile sia amministrativa, si è imposto nell’ambito del sistema di cura a carico del Servizio sanitario nazionale".

L’acronimo Aba

Aba è un acronimo che, tradotto dall’inglese, sta per "Analisi comportamentale applica". Aba è un metodo scientificamente riconosciuto per ridurre i comportamenti disfunzionali di chi ha un disturbo dello spettro autistico. Ecco perché il suo inserimento tra le prestazioni a carico del servizio sanitario è una notizia che riconcilia. La Rivista della magistratura contabile riporta, poi, le tappe di questa svolta, fino al decreto legge del 2017, che ha inserito "le prestazioni per persone con disturbi dello spettro autistico" nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Nonostante questo, quel numero della Rivista della Corte dei Conti può essere riposto sullo scaffale della libreria dedicato al fantasy. E la colpa non è dei magistrati contabili.

Mamma Elena Graziani 

Leggere per credere la storia di Elena Graziani, madre di Alessandro, bambino di 5 anni e mezzo con disturbo dello spettro autistico. Alessandro segue le terapie previste dal metodo Aba da dicembre 2020 ma, a dispetto dei progressi delle leggi, a sua madre è stata indicata una sola strada per ottenere che Regione Lombardia e Agenzia di Tutela della Salute (ATS) le rimborsino le spese che ha sostenuto e che dovrà sostenere proprio per l’Aba: le vie legali, fare causa. E a suggerirle questa strada è stato un ufficio governativo: l’Ufficio della presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche in favore delle persone con disabilità.

Il “consiglio” governativo

A rivolgersi a tale ufficio è stata Graziani: "Paghiamo quasi mille euro al mese per l’Aba – racconta –. E viviamo con un solo stipendio perché io devo occuparmi di Alessandro e di suo fratello gemello". La risposta dell’ufficio governativo arriva il 16 aprile 2021 e vi si legge: "Il tribunale civile di Roma, con ordinanza del 9 ottobre 2018, ha accolto il ricorso proposto dai genitori di un bambino con autismo stabilendo che le terapie Aba per il figlio devono essere sostenute dall’Asl (l’Ats in Lombardia ndr ). Secondo il giudice ricevere quelle cure dal Servizio Sanitario Nazionale è nei diritti del bambino “trattandosi di prestazioni sanitarie per le quali sussistono evidenze scientifiche di un significativo beneficio“".

Battaglia infinita

Lo stesso Ufficio motiva tale sentenza facendo presente quanto disposto dalla legge. Graziani ha scritto anche al Comitato Interministeriale per i Diritti Umani e il 18 luglio 2023 ha ottenuto un incontro in Regione coi responsabili dell’assessorato al Welfare: "Non è servito a nulla – ricorda –, mi è stato detto che le responsabilità erano dei governi precedenti, che sono consapevoli che in alcune aree della Lombardia, come la provincia di Bergamo e l’Oltrepo pavese, ci sono criticità ma, in definitiva, mi sono trovata di fronte un muro". Un muro che proverà ad abbattere per vie legali: causa avviata. Perché ancora oggi è vero solo in teoria che il metodo Aba si è "imposto nell’ambito del sistema di cura a carico del Servizio sanitario nazionale". Nella risposta fornita dall’Ats a Graziani si legge, infatti: "La informiamo che la vigente normativa non prevede l’accesso al trattamento Aba a carico del Servizio sanitario regionale né sono ammesse forme di rimborso".