"Dipingo il vecchio borgo che ho vissuto da bimbo"

Piazza Belloveso negli anni Trenta. In bianco e nero, "con i particolari che io ricordo a memoria perché c’ero". Sergio Bernasconi, artista "per diletto", precisa, è tra gli abitanti storici di Niguarda: nato il 23 settembre del 1933, dieci anni dopo l’annessione dell’ex Comune alla Grande Milano, "ho spalancato gli occhi al mondo in via Paolo Rotta. La strada era appena stata tracciata quando i miei genitori si trasferirono e, attorno, c’erano solo prati". Ieri, a cura del Teatro della Cooperativa e di Anpi, con il patrocinio del Municipio 9, nel teatro di via Hermada è stata inaugurata la mostra con le sue opere, dal titolo “La Niguarda scomparsa“ (fino al 30 aprile, da martedì a venerdì tra le 15 e le 19, sabato dalle 18 alle 20 e domenica dalle 15 alle 17). "Io ho sempre copiato dal vero: la mia è pittura realistica. La tecnica? Acquaforte, acquerello, olio e pure disegno a matita. Ma in casa la vera artista era mia moglie Rosa: dipingeva divinamente i volti dei manichini nel negozio in cui l’ho conosciuta. Io sono stato disegnatore tecnico per aziende e poi responsabile di progetti, finché mi sono anche trovato a gestire un’officina elettromeccanica". Il disegno è sempre stata la passione che lo ha accompagnato nella vita. "Alla scuola elementare di via Passerini, la maestra mi mandava alla lavagna a disegnare per mantenere la disciplina, perché i miei compagni mi guardavano incantati".

Tra i suoi ricordi di ragazzino, i bombardamenti durante la guerra. "Quando suonava l’allarme si correva nel rifugio. Io tremavo. Ricordo che la mamma mi abbracciava ma tremava più di me". Una storia che ha raccontato tante volte, anche a suo figlio e ai due nipoti. "Ma è meglio disegnare i paesaggi della vecchia Niguarda: un mondo che oggi sembra lontanissimo ma che io ho sempre negli occhi".

M.V.

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