Milano - Si è dimesso dal suo incarico di procuratore capo dell'Aia, l'Associazione italiana arbitri, Rosario D'Onofrio, l'ex militare arrestato giovedì nell'ambito di un'operazione della Dda di Milano e della Guardia di finanza per traffico internazionale di droga.
L'operazione ha smantellato due gruppi di trafficanti di droga capaci di muovere oltre sei tonnellate di marijuana e hashish, tra il 2019 ed il 2021. L'ex ufficiale dell'Esercito è finito in carcere con l'accusa di essere "la persona incaricata (...) anche di organizzare la parte logistica delle importazioni di stupefacente e tra queste attività, (...) di reperire luoghi ove poter effettuare lo scarico "in sicurezza" dei bancali all'interno dei quali era contenuto lo stupefacente".
Le dimissioni di D' Onofrio, entrato nella disciplinare Aia nel 2013 sotto la presidenza Nicchi e nominato sotto quella di Trentalange a capo dell'ufficio che indaga su eventuali irregolarità degli arbitri, sono state presentate nelle ore immediatamente successive all'operazione all'Aia che - si sottolinea sempre in ambienti arbitrali - nella vicenda è parte lesa. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, si dice "sconcertato" dalla notizia dell'arresto di D'Onofrio. "Ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del procuratore - ha aggiunto - in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del comitato nazionale su proposta del presidente dell'Aia. Una cosa è certa: la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale". L'Aia ha denunciato quello che definisce "un vero e proprio tradimento che ha creato un serio danno d'immagine a tutta l'Associazione che, è bene ricordarlo, non ha poteri istruttori per esercitare opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati"
D'Onofrio, fra l'altro, era già stato deferito il 28 ottobre scorso agli organi di giustizia sportiva dalla procura della Federcalcio, per una vicenda riguardante il suo incarico per l'associazione arbitri. L'accusa che ha portato al deferimento alla commissione federale di garanzia - presso la quale si svolgerà l'udienza il 25 novembre - era la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la "messa in opera di attività inquirenti in assenza dell'instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva", dopo una segnalazione dai vertici Aia di fatti di possibile rilievo disciplinare. D' Onofrio dovrà dunque "rispondere della violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell'obbligo di osservanza delle disposizioni federali in ogni atto o rapporto".