SIMONA BALLATORE
Cronaca

Milano, a scuola di design già dall'asilo: in centro arriva il campus creativo

L’Ics international school raddoppia

Una lezione di arte digitale

Milano, 25 maggio 2018 - Tutto ha inizio da una sfida: “Ludum”: il gioco, complemento oggetto. «Perché il soggetto è il bambino, che è al centro», sottolinea Stefano Paschina, fondatore della prima scuola di design per piccoli e ora amministratore delegato dell’Ics International School. La sfida infatti si è fatta via via più internazionale: parte dal nido e arriva ai 18 anni, puntando sul Design e sull’inglese. Design come “chiave”: non conta solo il prototipo finale, spesso sorprendente, realizzato dai bimbi, ma il processo creativo attraverso il quale il bambino, insieme al designer e all’insegnante, risolve il problema, dà libero sfogo alle idee. Su questa idea Paschina ha puntato tutto nove anni fa, dopo essere stato amministratore delegato dell’Istituto Europeo di Design dal 2002 al 2008. «Alla base c’è stato un investimento personale mio e di due soci, Zaira Onorino e Laura Ballabio, per un milione di euro. Insomma, ho venduto un appartamento – sorride –, ci siamo “giocati” tutto e abbiamo rischiato, perché alla base c’è un bisogno molto concreto: la formazione delle future generazioni». Il progetto milanese ha catturato anche l’attenzione del Massachussetts Institute of Technology di Boston e ha attirato il gruppo spagnolo “Nace School”, che ha investito 60 milioni di euro e ha rilevato il 75% delle quote dell’Ics International School, nata dal matrimonio fra la Ludum School e la KC School. A Milano contavano 200 alunni ciascuna, puntano ad averne mille il prossimo anno.

Dopo nido, materna e primaria, da settembre partirà anche la scuola media. Si collabora con la Bocconi per corsi sull’imprenditorialità, e con l’Ifom, l’istituto di ricerca di oncologia molecolare, per fare incontrare scienza e scienze naturali, studiando per esempio lo sviluppo delle cellule tumorali analizzando gli stormi d’uccelli. A scuola spicca l’Italian lifestyle, l’artigianalità, si progetta divertendosi e giocando. «I bambini sono felici, spensierati, progettano in modo naturale», spiega Paschina. E se tutti ricordano l’Alfa Romeo alla finestra dello Ied, sospesa su piazza Diaz nei primissimi anni Ottanta, alle elementari di via Tenca è arrivata una 500: ai bambini il compito di creare l’auto del futuro per Fiat. «Un bimbo ha pensato a una pista di atterraggio droni sul tettuccio della macchina», ricorda Paschina.

Un’altra classe ha cercato di risolvere il problema dei parcheggi per la Milano del futuro, bypassando la burocrazia: «Andiamo dal sindaco a spiegare come si fa». Bilbao ha chiesto agli alunni una consulenza per la città del 2030. «In terza elementare li vedi sul tetto a sperimentare l’imballaggio perfetto per lanciare le uova ed evitare che si rompano», continua l’Ad. Ci sono progetti di bionica in corso: tagliando una foglia si scoprono i numeri della serie di Fibonacci. «Non hanno condizionamenti sociali i bambini, noi ci mettiamo in ascolto. E poi si lavora con designer professionisti e insegnanti, alzando l’asticella. L’approccio del design è questo: assecondare la loro creatività, la curiosità», continua Paschina, chiamato anche all’estero per esportare il modello. La lingua ufficiale della scuola internazionale è l’inglese, da subito, «per essere cittadini del mondo». Con le medie nascerà un campus della creatività: l’indirizzo è top secret, 10mila metri quadri più seimila di spazi all’esterno, in centro. E Milano fa scuola.