
San Siro durante un derby
Milano, 15 ottobre 2017 - Milan 6, Inter 6: palla al centro. Non è un pronostico sul derby odierno, ma la media dei «voti» che sono stati dati da 354 tifosi interpellati da Paolo Bossi, Alumnus della Bocconi con il master in Marketing Management, per la sua tesi - seguita dalla professoressa Maria Carmela Ostillio - su “Storia e Mito: gli effetti della Brand Heritage nell’industria sportiva”.
«Il nostro obiettivo è stato quello di capire se sussistesse una relazione tra brand heritage (l’eredità del marchio, ndr) e mercato del calcio – spiega Bossi –. Comprendere le connessioni tra passato e presente è un prerequisito per capire a fondo le strategie di un’azienda e per implementare la visione per il futuro». Così si è cercato di capire se l’eredità del marchio fosse percepita dai tifosi. «Abbiamo proposto un questionario a 354 tifosi di calcio, gli intervistati sono stati cercati tra persone conosciute e, col passaparola generato anche grazie a Facebook, fra gruppi di tifosi e gruppi di interesse non calcistici», continua l’autore della tesi. La maggior parte degli intervistati (il 50,5%) risiede nel Milanese: anche per questo il brand Milan rappresenta il 26,1% del campione e l’Inter il 21,6% mentre la Juventus - la squadra con più “seguaci” in Italia - il 23,4%. Il questionario prevedeva la scelta di tre squadre, la tifata, un’altra italiana per cui si simpatizzasse e una straniera, con la valutazione di 16 fattori: dalla qualità dei giocatori passati al coinvolgimento in scandali, dalla percezione dello stadio alla rilevanza in campo internazionale. Per ciascuna delle singole voci gli intervistati hanno dovuto dare un voto da 1 a 9 poi ponderato.
Sono state svolte analisi comparative fra i team, fra cui Milan e Inter. Il Diavolo – nella percezione degli intervistati – supererebbe il Biscione per titoli vinti (8,22 punti contro 7,14), campioni passati (8,64 contro 7,77), stile di gioco (5,10 contro 4,79) e rilevanza internazionale (8,32 contro 7,17). Il contropiede si avrebbe invece per «prospettive di vittoria» (5,88 punti all’Inter contro i 4,89 dati al Milan), campioni in rosa (5,80 per i nerazzurri, 4,63 ai rossoneri) e operato della dirigenza (4,62 al Milan e 5,46 all’Inter). Per numeri di titoli che si stanno vincendo, spunta lo spirito di autocritica, con un sostanziale 3 e mezzo a entrambe. Si pareggia per qualità dell’allenatore (fra il 6 e il 7), per valori e per qualità delle curve. «Il valore di un club non si riduce ai grandi nomi in rosa – spiega la professoressa Ostillio – ma al suo interno ricadono anche la data di fondazione, la rilevanza internazionale, i campioni del passato, lo stadio, le curve, il museo e i valori che passa la società. Non solo quindi vi è una percezione di Brand, ma vi è un valore più composito, importante, di Brand Heritage, perché la storia conta». Soprattutto per il «tifoso delle grandi occasioni» che non si perderebbe mai al mondo il derby di Milano.