Dentro le mura o fuori, lavora quasi la metà dei detenuti

Il carcere di Bollate, vicino a Milano, si distingue per l'inserimento lavorativo dei detenuti, con 700 su 1.420 che svolgono attività remunerate. Grazie a un modello di gestione innovativo, il carcere è diventato un esempio nel sistema penitenziario italiano.

Dentro le mura o fuori, lavora quasi la metà dei detenuti

Dentro le mura o fuori, lavora quasi la metà dei detenuti

Gli ultimi inserimenti lavorativi di detenuti sono nel settore dell’hotellerie e nei cantieri edili. Ma nella casa di reclusione di Bollate, alle porte di Milano, questa ‘attitudine’ al lavoro non è una novità, al contrario, qui gran parte dei detenuti, dopo un periodo di formazione, sconta la sua pena lavorando, tant’è che il carcere è diventato un modello nel sistema penitenziario italiano. Attualmente sono 700 su 1.420 i detenuti che lavorano, dentro e fuori: 174 detenuti all’interno del carcere, assunti dalle aziende che hanno scelto di portare una parte del lavoro nell’area industriale del carcere (come la Dalla Corte di Baranzate, che affida ai detenuti la rigenerazione di macchine da caffè), oppure dalle imprese sociali, come “Bee 4 altre menti“, “Abc La sapienza in tavola“ o “Alice“, che gestisce il laboratorio di sartoria e ultimamente è in forte espansione grazie a collaborazioni con importanti brand della moda. Altri 350 detenuti sono impegnati a turno alle dipendenze dell’amministrazione carceraria e infine 240 detenuti in articolo 21 e semi libertà lavorano all’esterno.

"Dietro questi risultati, e riconoscimenti, c’è il lavoro di tutti coloro che quotidianamente si impegnano per rendere Bollate un carcere d’eccellenza – dichiara il direttore Giorgio Leggieri –. In particolare, penso allo sforzo del personale di polizia penitenziaria, che ha adottato un modello di sicurezza fondato sulla conoscenza delle persone e sul rapporto diretto con i datori di lavoro. I numeri ci confermano che siamo un modello di riferimento per la gestione di una pena utile in forte interazione con il territorio e il sistema delle imprese in un momento storico critico per il sensibile incremento di presenze negli istituti penitenziari e per i problemi gestionali che ne derivano. La capacità di trarre dall’esperienza traumatica della detenzione un’opportunità di interrompere biografie che sembrano già scritte è la sfida che professionalmente e umanamente ci guida ogni giorno". Ro.Ramp.