Delicata e preziosa come le ampolle del Santa Corona

Emilio

Magni

La signora Berenice Orombelli, molto anziana donna discendente da un casato milanese, alto borghese, o forse addirittura nobile, ama frequentare ancora il circolo degli anziani dove è molto ammirata, soprattutto dalle altre donne del, chiamiamolo, "club", comunque più di intonazione popolare che signorile. Donna Berenice è un po’ un’ammiratissima eccezione, tanto che viene chiamata la "Dama". Un giorno la signora ha invitato le donne che incontra al circolo a vedere la sua casa: in una secolare villa nel cuore di un grande parco. Ha così soddisfatto il desiderio di queste socie del circolo, assai curiose, che desideravano tanto rendersi conto de "chissà che bej rob gh’è nella cà de la sciura Orombelli". E così sono state accontentate queste signore del popolo, le quali davanti ad ogni cosa che la "Dama" mostrava loro, sfoggiavano un coro di commenti stupefatti. Il colmo dell’incanto si scatenò quando, entrate in una sala un po’ oscura, le visitatrici si trovarono davanti una grande anfora antica, delicata, di ceramica, finemente decorata, quindi di grande bellezza. Raccontando delle origini antiche di questo preziosa opera d’arte, peraltro tenuamente illuminata da piccole lampade, donna Berenice, fece un commento, nel suo antico dialetto milanese di cui è una cultrice. Ha spiegato: "L’è delicada ‘me un’impolla de Santa Corona". Nessuna delle visitatrici, ha inteso il significato di quel modo di dire della signora, un detto che era in uso a Milano nei secoli scorsi, ma che ora è rimasto solo nel parlare di cultori del dialetto. Cosa vuol dire? Si riferisce a quelle delicatissime ampolle usate un tempo negli ospedali, in questo caso nel nosocomio "Santa Corona" di Milano, dove i malati poveri erano curati con medicine conservate in ampolle. Si trattava del Pio Istituto di "Santa Corona", creato da una Confraternita nei pressi della chiesa del Santo Sepolcro. Prendeva il nome dalla spina della corona di Cristo traslata in Santa Maria delle Grazie alle fine del XV secolo.

mail: emiliomagni@yahoo

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