REDAZIONE MILANO

Chi era Davide Dax Cesare e cos’è successo il 16 marzo di vent’anni fa

Il centro sociale Orso e lo scontro con la famiglia Morbi in via Zamenhof: ritratto del militante che è diventato un simbolo

Murales per Dax

Milano – Sono passati 20 anni da quella maledetta notte del 16 marzo 2003 quando Milano si ritrovò catapultata in una clima da anni di piombo, quando era il sangue a regolare i conti tra estrema destra ed estrema sinistra. Quella notte di sangue ne venne versato tanto e a perdere la vita fu un giovane militante del centro sociale Orso di via Gola, Davide Cesare, 26 anni, conosciuto da tutti come “Dax”. Un nome, quello di Dax, che in città si incontra ancora oggi: a lui è dedicato il grande murales sulla Darsena, ma anche altri graffiti in via Gola e uno sul cavalcavia Bussa

Murales per Dax
Murales per Dax

Il centro sociale Orso

Il destino di Dax viene segnato la notte del 10 marzo 2003, una settimana prima della sua morte. Davide Cesare è un operaio di un'azienda di Vimodrone, padre di una bimba di 5 anni che vive con la madre a Ghedi (Brescia), frequenta il centro sociale Orso (acronimo di Officina di Resistenza Sociale) di via Gola, uno degli ultimi rimasti in città dopo la “normalizzazione” iniziata negli anni 2000 a suon di sgomberi

Murales per Dax in via Gola
Murales per Dax in via Gola

Il cane Rommel

Con gli amici si ritrova anche al Tipotà, pub alternativo storico di Milano, in una traversa di corso San Gottardo. Proprio davanti al locale, che si trova a pochi passi dal parco di via Tabacchi, la sera del 10 marzo passa un ragazzo che sta portando a spasso il suo rottweiler. Un gruppo di clienti fuori dal pub sentono il giovane chiamare il cane: “Rommel”. Un nome, chiaro omaggio al generale tedesco icona del Terzo Reich, che ai giovani del Tipotà non sfugge. Parte l’insulto: “Nazista!”. Il diverbio finisce poi con un’aggressione: il ragazzo viene picchiato con calci e pugni, finisce al pronto soccorso. Alla polizia dirà di essere stato aggredito da 10 persone. 

Il busto di Mussolini

Il ragazzo con il cane si chiama Federico Morbi, ha 29 anni e gestisce un laboratorio di pelletteria in zona. Abita con la famiglia, mamma Liliana, papà Giorgio, 53 anni, e il fratello Mattia, 17 anni, nei pressi del Tipotà. Il cane, si scoprirà poi, non si chiama così per caso. Federico e Mattia hanno look da naziskin e in casa le simpatie fasciste non sono tenute nascoste. Nelle perquisizioni successive all’omicidio di Dax verranno trovati simboli del ventennio e un busto di Mussolini

La vendetta

L’aggressione davanti al Tipotà non ha conseguenze legali, ma Federico Morbi e la sua famiglia non possono e non vogliono dimenticare. La brace cova sotto la cenere e la notte del 16 marzo ecco la scintilla che fa riesplodere l’incendio. I tre maschi della famiglia Morbi escono di casa con il cane, incrociano Dax con alcuni amici vicino al Tipotà. Volano di nuovo insulti tra i due gruppi. E a quel punto Federico Morbi tira fuori il coltello. Che colpirà Davide Cesare con 13 fendenti. L’amico che era con lui, Antonino Alesi, verrà colpito con 8 coltellate. Mentre Alesi se la caverà con ferite alla schiena e alla spalla, una delle coltellate che ricevute da Dax, alla gola, gli sarà fatale. Dopo lo scontro i Morbi fuggono, nel frattempo arrivano gli agenti e sul posto si ammassano un gran numero di persone. La situazione è esplosiva, gli agenti sono assediati e i soccorsi fanno fatica ad arrivare.

Scontri all’ospedale

La tensione si sposta poi all’ospedale San Paolo, dove Dax è stato trasportato e dove però è arrivato già cadavere. Fuori dall’ospedale arrivano un centinaio di militanti da tutta Milano. Vogliono entrare, vogliono vedere cos’è successo al loro compagno. Scontri e tafferugli con la polizia, arrivata nel frattempo, vanno in scena sul piazzale davanti al Pronto Soccorso. Ci vorrà tutta la notte per riportare l’ordine. E solo gli appelli alla calma della madre di Davide nei giorni successivi eviterà il ripetersi di scontri e tensioni.

I funerali di Davide Cesare. A destra, la mamma di Dax, Rosa Piro
I funerali di Davide Cesare. A destra, la mamma di Dax, Rosa Piro

Carcere e (mancato) risarcimento

I membri della famiglia Morbi vengono arrestati poche ore dopo l’omicidio. Dicono di essere stati aggrediti e di aver reagito. Durante il processo, con rito abbreviato, Federico Morbi scrive però una lettera di confessione e chiede perdono. Viene condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere. Giorgio Morbi, il padre, viene condannato per il tentato omicidio di Antonino Alesi, a 3 anni e 4 mesi, mentre Mattia, ancora minorenne viene affidato a una comunità. Il giudice fissa in 350mila euro il risarcimento alla famiglia di Cesare: soldi però che gli imputati non hanno ancora versato. 

Un corteo in ricordo di Dax
Un corteo in ricordo di Dax

La fine dei centri sociali

Il centro sociale Orso è stato sgomberato definitivamente con un maxi blitz della polizia nell’ottobre del 2006. Via Gola, oggi una sorta di museo di street art, con tante opere dedicate proprio alla memoria di Dax, resta un caso anomalo nella zona dei Navigli, ormai dedicata anima e corpo al divertimento notturno dei milanesi. Ci sono ancora case occupate ed attivo è un altro centro sociale (Cuore in Gola) che organizza attività e cene sociali nella via. Per quanto riguarda invece i centri sociali cittadini, “l’epoca d’oro” degli anni 90 è uno sbiadito ricordo: in città resistono solo il Leoncavallo in via Watteau, lontano parente però del centro sociale conosciuto in tutta Italia, il Conchetta, vero monumento dell’antagonismo meneghino, la Casa Loca alla Bicocca e il Lambretta in zona Stazione Centrale.