NICOLA PALMA
Cronaca

"Dammi questo c... di orologio" Prof d’inglese seguito e rapinato

Il pedinamento nel Carrefour di via Monti e l’agguato all’ascensore di casa con la pistola alla tempia. Blitz di Mobile e commissariato Centro: in manette i pregiudicati Ciro Sottoferro e Giuseppe Conti

di Nicola Palma

Il pedinamento nel Carrefour di via Monti: uno dentro a monitorare da vicino i movimenti della vittima tra i corridoi del supermercato, l’altro in strada ad attendere in sella a un motorino. Poi l’assalto con le stesse modalità mezz’ora dopo, all’interno di uno stabile di via Tamburini: uno dentro a puntare una pistola alla tempia del malcapitato ("Dammi questo c. di orologio"), l’altro sullo scooter per scappare il più in fretta possibile. L’ennesimo colpo dei predoni di Rolex è andato in scena il 22 settembre, e nel giro di sei giorni gli agenti della Squadra mobile e del commissariato Centro sono riusciti a identificare e fermare i due presunti responsabili, tutt’altro che sconosciuti alle banche dati delle forze dell’ordine: a strappare materialmente l’Oyster Perpetual Datejust da 15mila euro a un cinquantaseienne londinese (prof d’inglese per grandi aziende trapiantato in Italia tra il lago d’Orta e la zona della Triennale) è stato il trentasettenne palermitano Giuseppe Conti, pregiudicato per droga e reati contro il patrimonio; ad aspettarlo fuori c’era il quarantatreenne Ciro Sottoferro, scarcerato a giugno dopo un lungo periodo di detenzione.

L’indagine scatta alle 17.18 del 22 settembre, quando gli specialisti della Mobile, guidati dal dirigente Marco Calì, arrivano in via Tamburini per raccogliere la testimonianza del derubato: "Metre pigiavo il pulsante dell’ascensore – racconta – gridava “Dammi l’orologio”. Voltatomi, notavo che mi stava puntando una pistola impugnandola con la mano destra. Lo stesso rapinatore inveiva più volte verso di me, gridando in modo minaccioso “Dammi questo c. di orologio”". Il giorno dopo, l’uomo mette nero su bianco la sua versione negli uffici del commissariato Centro: l’autore materiale viene descritto come un uomo "dall’accento italiano, alto circa 165 centimetri, testa rasata, vestito di scuro", mentre il complice è poco più alto, "circa 170 centimetri, corporatura grassa, capelli corti, vestito di scuro". L’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Alessia Menegazzo, parte dall’analisi delle immagini registrate dalle telecamere: quelle piazzate all’interno e all’esterno del Carrefour registrano sin dalle 16.30 gli spostamenti dei rapinatori, che attendono per 25 minuti che l’inglese finisca di fare la spesa per seguirlo nel tragitto fino a casa. Un frame, in particolare, si rivelerà decisivo per la prima svolta: il volto viene inserito nel software di riconoscimento facciale Sari, che rimanda "una forte somiglianza" con Sottoferro, pluripregiudicato originario di Torre del Greco che vive a casa della sorella in zona Niguarda. Così il 28 gli investigatori organizzano un controllo in borghese nei pressi di quel palazzo: davanti al passo carraio è parcheggiato lo scooter Yamaha usato per il colpo, rubato il 21 giugno fuori dalla discoteca Hollywood di corso Como. Pochi minuti dopo, Sottoferro esce dal cancello pedonale; gli agenti lo riconoscono subito, anche perché ha una mole che non passa inosservata. Con lui c’è pure Conti, a cui passa un borsello. I due salgono sul motorino e si dirigono verso il centro, ma all’angolo tra corso Italia e via Santa Sofia vengono fermati dai Falchi della Mobile: nel borsello viene trovata una semiautomatica Browning di colore grigio senza punzonatura (e quindi arma clandestina, secondo i rilievi della Scientifica). Le perquisizioni nelle abitazioni dei sospettati tolgono i dubbi: i poliziotti sequestrano gli indumenti indossati durante il raid del 22. E poi c’è il rapinato, che riconosce "con assoluta certezza" sia Conti che Sottoferro.

Quest’ultimo, come ricostruito nell’ordinanza del gip Marta Pollicino che ha disposto la custodia cautelare in carcere per entrambi, ammette le sue responsabilità (sia nel verbale di spontanee dichiarazioni che nel corso dell’udienza di convalida davanti al giudice), si autoaccusa del possesso della pistola e spiega di aver già piazzato il Rolex a un conoscente in cambio di 2.500 euro. Nel provvedimento, il gip ha ritenuto "elevato il pericolo" che la "propensione a delinquere" evidenziata da Sottoferro e Conti "possa trovare ulteriore sfogo in altri fatti illeciti dello stesso tipo o di maggiore gravità di quelli contestati, dovendo rilevare che gli stessi, per la situazione di vita in cui si trovano, siano inclini alla commissione di reati e traggano da detta attività illecita i mezzi per il proprio sostentamento".