Le immagini che pubblichiamo in queste due pagine testimoniano che pusher e tossicodipendenti non hanno mai abbandonato l’area di Rogoredo; semmai si sono spostati di poche centinaia di metri dopo lo smantellamento del boschetto di via Sant’Arialdo. D’altro canto, questo non vuol dire che negli ultimi tempi la pressione delle forze dell’ordine si sia alleggerita sull’area; anzi il raggio d’azione si è esteso verso l’hinterland, seguendo i movimenti delle piazze di spaccio e provando a smantellarle il più in fretta possibile per evitare che si appropriassero in pianta stabile dei nuovi territori via via occupati.
Una strategia che agisce su diversi piani: da quello squisitamente penale, che passa dagli arresti in flagranza alle indagini antidroga più strutturate (con relative ordinanze di custodia cautelare), a quello amministrativo, con provvedimenti di vario tipo che hanno l’obiettivo di dissuadere i tossicodipendenti dal frequentare quelle zone o direttamente quello di impedire loro di utilizzare i mezzi pubblici per avvicinarsi. Per quanto riguarda il primo aspetto, due inchieste degli agenti di Polfer e Mecenate, rispettivamente guidati dal commissario Angelo Laurino e dal primo dirigente Salvatore Anania, hanno portato in cella 22 persone tra fine maggio e inizio giugno. Quella degli specialisti della polizia ferroviaria, iniziata nel febbraio 2020, si è chiusa con l’arresto, tra gli altri, di due membri della famiglia marocchina Mansouri, clan collocato a un livello intermedio della piramide che dal cavallino di strada risale fino ai narcos che trattano le maxi partite di droga: per la prima volta, gli investigatori si sono concentrati sul fenomeno dello spaccio sui binari, monitorando i movimenti di venditori e compratori con diverse telecamere. Quella dei colleghi del commissariato, che hanno competenza territoriale su Rogoredo e dintorni, si è occupata dei competitor dei Mansouri, che alla fine del 2018 avevano iniziato a fare concorrenza sui prezzi in via Orwell per rubare clienti ai monopolisti nordafricani con base in via Sant’Arialdo.
Sul fronte dei controlli, il lavoro congiunto dei carabinieri della Compagnia di San Donato e degli agenti dell’Anticrimine ha fatto sì che da gennaio in avanti il questore Giuseppe Petronzi abbia emesso un centinaio di misure di prevenzione tra avvisi orali e fogli di via nei confronti di altrettanti eroinomani che frequentavano regolarmente la zona. Lo stesso schema è stato adottato anche in metropolitana: in 17, che salivano sulla M3 solo per chiedere spiccioli e infastidire i passeggeri, sono stati “banditi“ dalla linea gialla; se dovessero violare il divieto, saranno colpiti da Daspo urbano.
Nicola Palma