ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Dalle cosche alla comunità "Rilanciare l’Agenzia per i beni confiscati"

Capannoni, appartamenti e negozi: oltre cento le proprietà sequestrate alle organizzazioni criminali nel Sud Milano e 68 nei Comuni della Martesana .

Dalle cosche alla comunità "Rilanciare l’Agenzia per i beni confiscati"

di Alessandra Zanardi

Capannoni industriali, appartamenti, negozi. I beni confiscati alla criminalità organizzata sono oltre 100 nel Sud-Est Milanese, 68 nei comuni della Martesana. Un importante patrimonio restituito alla collettività.

Sul territorio, uno degli esempi più virtuosi di riconversione è il centro per l’autismo di Mediglia, ricavato in una villa confiscata alla criminalità organizzata. Inaugurato nel 2019, è intitolato a Peppino Impastato. Nella frazione Poasco-Sorigherio, a San Donato, un negozio sottratto alla mafia ospita ora un ambulatorio medico. A Melegnano un immobile un tempo riconducibile alla criminalità organizzata è diventato la sede degli Alpini. La casistica è ampia. Ma il riutilizzo di questi beni non è sempre facile e a volte Comuni e associazioni sono costretti a rinunciare a causa dei lunghi iter burocratici e dei costi, elevati, imposti dalle opere di sistemazione e adeguamento. A Settala, ad esempio, l’ente locale ha detto "no" all’acquisizione di due capannoni industriali, il cui percorso di riconversione sarebbe stato complesso e oneroso. E così, anche sul territorio, più di un sindaco ha evidenziato le lungaggini e gli intoppi legati alla gestione di questi beni.

Sul tema è intervenuto il senatore Pd Franco Mirabelli in occasione del 41esimo anniversario dell’omicidio di Pio La Torre, che ricorre oggi. Fu proprio il politico e sindacalista, assassinato nel 1982 su mandato di Totò Riina e Bernardo Provenzano, ad adoperarsi affinché nell’ordinamento giuridico italiano fossero previsti il reato di "associazione di tipo mafioso" e la confisca dei patrimoni di provenienza illecita. "Onorare la memoria e il lavoro di Pio La Torre, oggi – osserva Mirabelli - deve significare affrontare le lentezze e le pastoie burocratiche che non consentono l’utilizzo di tutti i patrimoni tolti alle mafie e rilanciare l’Agenzia per i beni confiscati, spingendola ad assumere un ruolo meno notarile e più attivo". "I dati, che non sono cambiati nella sostanza – prosegue - segnalavano alla fine del 2021, a fronte di 19.332 immobili destinati e utilizzati, pressoché lo stesso numero d’immobili da destinare (19.255) e, a fronte di 1.730 aziende confiscate destinate, ce n’erano 2.014 da destinare". Secondo il senatore dem, bisogna "mettere i Comuni nella condizione di utilizzare questi beni accedendo alle informazioni necessarie, ma anche facilitando l’accesso ai fondi messi a disposizione. A fine 2021 sono stati spesi solo 61 dei 510 milioni stanziati per favorire l’utilizzo sociale degli immobili e, se non cambiano le cose, rischiano di non essere spesi i 300 milioni previsti nel Pnrr per la stessa finalità".