MANUELA SICURO
Cronaca

Dalla Pifferi a Impagnatiello: "I disturbi della personalità non possono essere degli alibi"

Lo psichiatra forense Enrico Zanalda spiega il ruolo degli specialisti nei processi penali: "Pianificare un delitto è in netto contrasto con una possibile incapacità di intendere e volere"

Alessia Pifferi e Alessandro Impagnatiello

Alessia Pifferi e Alessandro Impagnatiello

Milano - La cronaca nera degli ultimi anni ci ha abituato al loro intervento nelle aule di tribunale, chiamati a giudicare la tanto discussa “capacità di intendere e volere".

Gli psichiatri forensi hanno un ruolo sempre più centrale in molti casi di cronaca, per capire se l’imputato non era consapevole del crimine al momento del fatto, oppure è un abile mentitore accompagnato da un’ottima strategia di difesa e mediatica. "Le persone incapaci di intendere e volere non sono in grado di comprendere la natura e le conseguenze delle proprie azioni. Si cerca di capire quanto questa patologia influisca in relazione al reato", afferma Enrico Zanalda, presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense e direttore del Dism dell’Asl Torino 3 & Aou San Luigi Gonzaga.

Dottor Zanalda, qual è la differenza giuridica tra chi viene giudicato parzialmente o totalmente incapace di intendere e di volere?

"Secondo l’articolo 89 del Codice Penale la persona parzialmente incapace di intendere e volere può avere una riduzione della pena di un terzo perché si ritiene che la patologia abbia influito nel reato. Se invece è totalmente incapace non può essere imputabile e viene prosciolta (articolo 88 del Codice Penale). Questo capita con gravi patologie mentali e anche per casi di sonnambulismo e qui vittima o familiari non vengono risarciti".

In questo caso la persona deve fare un percorso di cura?

"Sì, viene valutata la pericolosità sociale, la possibilità di commettere altri reati. Nel 90% dei casi il paziente viene affidato ai servizi con una misura di sicurezza territoriale, mentre nel 10% c’è il ricovero nelle Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems)".

Non tutte le persone con problemi mentali sono pericolose.

"Sì, anzi la maggior parte non lo è. La malattia mentale riduce le capacità del soggetto di muoversi nella società, sono persone che soffrono della situazioni e sono molto più frequentemente vittime di reati che autori".

La premeditazione esclude la capacità di intendere e volere come dimostrano gli omicidi di Giulia Cecchettin o Giulia Tramontano?

"Se c’è una grande premeditazione, come sembra dalla dinamica dell’omicidio, questo fa pensare che siano capaci di intendere e volere, le due cose vanno in netto contrasto soprattutto con l’incapacità totale".

Altro caso controverso è quello di Alessia Pifferi, giudicata dal suo collega Elvezio Pirfo con un tratto della sua personalità affetta da “alessitimia“.

"L’alessitimia è quando non si riesce a esprimere le emozioni con le parole ma ci si esprime diversamente, ad esempio con disturbi fisici. Secondo Pirfo, un collega che conosco bene, Alessia Pifferi pare abbia una lieve riduzione delle capacità intellettive ma non così grave da poter applicare il vizio parziale di mente (art 89)".

Quindi il “non lasciar passare le emozioni” non preclude un ergastolo?

"No, è una caratteristica della personalità, non è una patologia e non inficia sulla capacità di intendere e volere".

Come è cambiata la vostra professione negli anni?

"Molto, è stata modificata dalla sentenza Raso del 2005 che ha esteso la possibilità del vizio di mente parziale anche ai disturbi di personalità. Inoltre, dopo la chiusura degli Opg, il giudizio sulla pericolosità sociale deve essere ben dettagliato, si deve indicare il percorso di cura sufficiente a contrastare la pericolosità sociale, considerando le Rems come ultima soluzione".

C’è dibattito anche sulle Rems, considerate troppo poche.

"Hanno circa 650 posti contro i 1.500 dei vecchi Opg, ma i veri sostituti di questi ultimi sono i percorsi di cura che vengono utilizzati nel 90% dei casi per contenere la pericolosità sociale degli autori di reato con vizio di mente. Per le liste di attesa delle Rems bisogna valutare bene gli assegnati e aumentare il turn over nelle stesse. L’obiettivo è di curare e dimettere le persone e nelle regioni dove vi sono più posti Rems non vi sono liste d’attesa più corte".

I cittadini che hanno persone con questi tipi di problemi a chi devono rivolgersi?

"Ai Centri Psico-Sociali (Cps) che però sono in grande sofferenza per la carenza di psichiatri, adesso si cerca di ovviare con le assunzioni di specializzandi a seguito del decreto Calabria".

La carenza dei medici riguarda anche la vostra categoria?

"Assolutamente sì, spesso i concorsi restano vuoti. La situazione è difficile soprattutto al di fuori delle grandi metropoli in zone come Lecco, Como o Sondrio. Per questa carenza di medici specialisti si sono dovuti chiudere diversi reparti Spdc (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura). Credo che in Lombardia ci sia una carenza di psichiatri almeno del 25-30% fuori dalle grandi città".