GRAZIA LISSI DUECENTOTRÉ CANTANTI
Cronaca

Dalla Cina alla Penisola Arabica: la lirica può aprire le porte ai diritti

Il sovrintendente alla Scala Meyer: in Oriente a scuola studiano più la musica occidentale rispetto a noi. Invece dovremmo riscoprire la forza della cultura e dei giovani talenti. Per ripartire più forti.

di Grazia Lissi

Duecentotré cantanti lirici under 32 da 45 Paesi si sono esibiti al Festival Lirico di Portofino, il primo dopo lo stop dovuto all’emergenza. Un evento atteso, con tre vincitori: primo premio a Caterina Maria Sala, 20 anni, comasca, allieva dell’Accademia Teatro alla Scala; seconda la soprano Alexandra Lowe; terzo il tenore sudafricano Katleko Mokhoabane. Presidente di giuria Dominique Meyer, sovrintendente alla Scala, che racconta: "I partecipanti sono giovanissimi, ho partecipato a 90 concorsi ma la qualità che ho incontrato questa volta è alta. Ho un sistema tutto mio di valutazione, non ascolto ciò che dicono gli altri, resto concentrato".

Cosa l’ha più colpita?

"Anni fa un 25enne che si presentava a un concorso lirico veniva considerato giovane, qui ho ascoltato 22enni di grande preparazione stilistica, tecnica e conoscenze musicali. La geografia della lirica è cambiata: 15 anni fa abbiamo visto i primi giapponesi, poi i coreani, i cinesi, da qualche anno i sudafricani. Pensiamo sempre che la lirica sia poco seguita, invece lo è sempre più in tutto il mondo".

Nell’era della globalizzazione come si può appassionare le nuove generazioni all’opera?

"Vedo interesse per la lirica perfino in Paesi dove non era mai stata rappresentata. Ci sono più bambini in Cina che studiano musica occidentale che da noi. Quando, 40 anni fa, a Pechino arrivò la prima messa in scena di “Carmen” di Bizet, tutti furono sconvolti dalla novità, oggi nessuno si stupisce di trovarla in cartellone, hanno costruito centinaia di teatri per rappresentare le opere. Nei paesi dell’ex Unione Sovietica studiare musica, canto può diventare un’ascesa sociale".

E nei Paesi Arabi?

"Interessa molto, ma occorre dar loro tempo. Sia con Staastoper di Vienna, sia con la Scala sono stato in varie città arabe portando spettacoli che hanno riscosso successo: un sultano in Oman ha fatto costruire due teatri dall’acustica perfetta. Questi

movimenti, scambi culturali fra Continenti spero abbiano anche un’influenza sulla democrazia, sullo stato delle donne, sulla stessa società. La lirica può giocare questo ruolo".

Quest’anno tutti gli spettacoli sono stati annullati. Molti artisti della lirica e della musica, giovani e meno noti, sono senza lavoro e sostegno economico. Si avrà mai una legge in Italia che li protegga?

"Stiamo studiando un sistema legale giusto per aiutare gli artisti, i dipendenti scaligeri sono sostenuti dalla cassa integrazione. Abbiamo bisogno degli artisti, la nostra cultura è storia, memoria. Cosa faremmo senza loro?".

Siamo alla vigilia della presentazione della nuova stagione alla Scala. Novità?

"Per motivi concreti abbiamo limiti ferrei, il distanziamento fra i musicisti, fra gli spettatori è d’obbligo. In questo contesto siamo riusciti a organizzare una stagione autunnale nella speranza di tornare presto ai grandi allestimenti".

Collabora da tempo con Aslico (nda Associazione Lirica e Concertistica Italiana con sede a Como).

"È entusiasmante incontrare persone come Barbara Minghetti che vogliono aiutare i giovani a inizio carriera, è facile sostenere nomi già affermati. Pensiamo anche a nuovi talenti...".