Dal Live club rivolta dei locali: non sia l’#ultimoconcerto

Appello alle istituzioni per salvare il settore. "Noi, esclusi dai ristori e a rischio chiusura..."

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La facciata del locale, due date e un gigantesco punto interrogativo. La prima data, quella dell’apertura. La seconda il 2021, "l’anno della fine?". E un hashtag: #ultimoconcerto. Alla campagna social firmata da KeepOn Live, Arci, Assomusica e Live DMA aderiscono novanta live music club italiani, 22 sono in Lombardia. Fra gli alfieri lo storico Live Club di Trezzo sull’Adda, tempio della musica dal vivo e punto di riferimento di migliaia di giovani dall’anno di nascita, il 1996. Al Live l’"ultimo concerto" data 23 febbraio 2020. Il 25, due giorni dopo, avrebbe dovuto tenersi lo show dei Testament: fu uno dei primi concerti annullati causa coronavirus d’Italia. La campagna social è partita l’altro giorno, comparsa simultaneamente sulle pagine di tutti i locali aderenti.

Un lungo elenco quello lombardo, con nomi storici: fra gli altri, e oltre al Live, i milanesi Alcatraz, Fabrique, Arci Bellezza e La Scighera, Magazzini Generali; fuori porta il Tambourine di Seregno, Bloom di Mezzago, Circolone di Legnano; poi Spazio Polaresco e Druso per Bergamo, Latteria Molloy e Stran Palato di Brescia, numerosi circoli a Mantova e a Varese. "Il 2020 ha segnato la chiusura obbligata, imposta dalla grande emergenza sanitaria globale. A febbraio di un anno fa i primi concerti rimandati: si sperava, ingenuamente, fosse questione di mesi. Siamo fermi da un anno".

#ultimoconcerto, un hashtag inquietante: "Quale sarà? O forse c’è già stato?". Dietro ogni locale, uno staff di molte persone. Come al Live Club. "Persone che investono energie ed impegno per offrire una proposta di qualità. E che oggi vivono una situazione di assoluta emergenza, senza alcuna certezza sul futuro". Nei mesi estivi il sogno del ritorno alla musica. Anche per il locale trezzese. In estate la partecipazione ad alcuni eventi. Grandi lavori di adeguamento spazi, per il lancio ottobrino di una “Limited edition”, poche serate, pubblico ridotto e nel più totale rispetto di ogni regola, "siamo partiti pieni di emozione, quasi commossi: ma siamo riusciti a proporne solo tre, prima della nuova chiusura". Numeri impietosi: 19 serate nel 2020, contro le 81 dell’anno precedente, "sono i nostri numeri, ma l’impatto è devastante per tutte le sale". Il punto interrogativo è una richiesta di riflessione. "Siamo stati pressoché ignorati dai numerosi decreti. Rischiamo di scomparire".

Monica Autunno

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