"Dal 1992 ad oggi le pensioni hanno perso il 30% del loro valore nominale e continuano a perderlo: con l’ultima legge di bilancio proseguirà l’impoverimento dei pensionati". È l’analisi di Sergio Pomari, segretario dello Spi Cgil Lombardia con delega alla Previdenza. L’effetto è una quota sempre maggiore di pensionati a rischio povertà, con redditi erosi dall’inflazione e dal costo della vita in aumento.
Quali conseguenze sta avendo, dalle vostre rilevazioni in Lombardia, l’impoverimento delle pensioni?
"Uno degli effetti più gravi è il fatto che ci sono sempre più persone che stanno rinunciando a curarsi. Non solo a causa delle liste d’attesa, ma anche per indisponibilità di risorse economiche. Un fenomeno che sta colpendo anche lombardi con pensioni nella media, come possono essere quelle di ex operai specializzati, che fino a pochi anni fa consentivano una vita serena".
Come legge il fenomeno dei pensionati che trasferiscono la residenza in Paesi che offrono agevolazioni fiscali?
"Il flusso esiste ma i numeri sono relativamente piccoli e anche in diminuzione rispetto ad alcuni anni fa. La causa è sempre l’imposizione fiscale importante che c’è in Italia. Come dimostra il caso del Portogallo, ci sono alcuni Paesi europei che stanno tornando sui propri passi perché le agevolazioni fiscali concesse a pensionati stranieri hanno portato a un aumento del costo della vita e della casa per la popolazione locale. Non dobbiamo dimenticare che anche in Italia sono previste agevolazioni per i pensionati stranieri che si trasferiscono in sette regioni del Sud. Serve un cambio di rotta per migliorare le condizioni dei pensionati che vivono in Italia, ma c’è anche un altro problema irrisolto".
Quale?
"La fuga di cervelli e di lavoratori qualificati verso l’estero, che non si arresta. Sono risorse che continuano ad andarsene, anche dalla Lombardia, con un grave danno per il nostro Paese".
A.G.