Giambattista Anastasio
Cronaca

Silvio Berlusconi, dagli Invincibili agli eroi di Manchester: i grandi milanisti salutano il Presidente

Le lacrime di Sacchi: avevo pianto solo per mia madre. La gratitudine degli storici capitani Baresi e Maldini "Geniale, anni irripetibili i suoi". E Filippo Galli propone alla società di intitolargli lo stadio che verrà.

Ruud Gullit

Trent’anni di Milan in un giorno. Da Arrigo Sacchi ad Alberto Zaccheroni, da Franco Baresi a Kakà, da Ruud Gullit a Filippo Inzaghi, i fuoriclasse che hanno fatto la storia recente del Diavolo si stringono intorno a chi di quella storia ha scritto l’incipit, chi in quella storia ha creduto sfidando lo scetticismo e talvolta le ironie di tanti: Silvio Berlusconi, presidente del Milan per 20 anni e proprietario per 31, in ogni caso il presidente più vincente nella storia del calcio italiano. In bacheca 29 trofei, tra i quali 7 scudetti, 5 Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali e un Mondiale per club. Nel 1986 si presentò al calcio italiano ed europeo affermando che avrebbe portato il Milan sul tetto del mondo: in tanti se la risero. Detto e fatto, invece. Da qui i messaggi di cordoglio arrivati ieri da chi è stato protagonista del trentennio berlusconiano. Probabilmente irripetibile.

Il Milan, attraverso i suoi canali social, ha riportato una delle frasi più celebri del Berlusconi presidente e tifoso: "Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo altre sfide, cercheremo altre vittorie. Che valgano a realizzare ciò che di buono, di forte, di vero c’è in noi, in tutti noi che abbiamo avuto questa ventura di intrecciare la nostra vita a un sogno che si chiama Milan".

Un sogno iniziato con un allenatore di seconda fascia, quellArrigo Sacchi col qual avrebbe vinto il primo scudetto della sua gestione e le prime due Coppe dei Campioni, quel Sacchi che sarebbe diventato, poi, il Profeta di Fusignano: "Ho pianto per la morte di mia madre e oggi per la morte del Presidente. Non ci credevo, non me l’aspettavo, un dolore enorme. Berlusconi era uomo di grandi conoscenze e di grande coraggio. Quando mi disse che voleva affidarmi la panchina del Milan, dissi a lui e al suo staff: “O voi siete dei geni o siete dei pazzi, spero la prima!“. Un innovatore. Il suo credo ero: divertire, convincere, vincere. Mi mancherà tutto di lui".

Fu proprio Sacchi a convincere Berlusconi ad acquistare Carlo Ancelotti dalla Roma: "Con lui vinciamo lo scudetto" disse l’allenatore al presidente. Ancora non sapeva, Ancelotti, che anni dopo si sarebbe a sua volta seduto sulla panchina del Milan per replicare da allenatore i successi ottenuti da calciatore: "La tristezza di oggi non cancella i momenti felici passati insieme. Rimane una riconoscenza infinita al presidente, ma soprattutto ad un uomo ironico, leale, intelligente, sincero, fondamentale nella mia avventura da calciatore prima, e da allenatore poi. Grazie Presidente": così parlò Carletto.

Ma il primissimo acquisto di Berlusconi, nell’estate del 1986, fu Roberto Donadoni: "Per me sarà sempre presente, a livello personale e professionale mi ha dato tantissimo. Quello che ha fatto è indimenticabile, mi ha dato tante lezioni di vita. Il ricordo più bello con lui? Ne ho tanti, però, forse, la prima Coppa dei Campioni vinta è stato il momento che più mi porto dentro".

Quindi i due grandi capitani degli ultimi trent’anni. Prima Franco Baresi: "Mi sento più solo. Per me era come un padre, un presidente unico e affettuoso per tutti. Ha realizzato i miei sogni". Poi il suo successore, Paolo Maldini: "Ci lascia un genio, visionario e sognatore, ma soprattutto un amico che ha cambiato la storia della nostra Italia. Grazie di tutto Presidente, hai fatto vivere a tutti noi milanisti un sogno lungo più di 30 anni, nessuno sarà mai come te". Affianco a loro, in campo e nel cordoglio, Filippo Galli: "Grazie presidente, grazie a lei siamo entrati nella storia del calcio. Mi auguro che Milano e il Milan le intitolino lo stadio". Un Milan con le treccine, il primo di Berlusconi: quelle, indimenticabili, di Ruud Gullit. "Per sempre grato per l’opportunità che mi hai dato di giocare nel tuo glorioso club", ha scritto ieri l’olandese. Non è finita, ecco Alessandro Nesta, altro numero uno della difesa rossonera, uno degli eroi di Manchester 2003: "Non ci sono parole sufficienti per testimoniare stima e gratitudine. Riposa in pace immenso Presidente". Filippo Inzaghi è, invece, l’eroe della Champions 2007: sua la doppietta che stese il Liverpool nella rivincita di Atene: "Porterò per sempre nel cuore la sua intelligenza, la sua capacità di circondarsi sempre di persone valide e perspicaci, la sua esuberanza e la sua fame di vittoria: i segreti del suo successo! Insieme a Lei abbiamo scritto tante pagine speciali del calcio Italiano e Lei per me rimarrà sempre e solo l’unico, grande Presidente. Con affetto, Pippo". Di nuovo agli allenatori, infine. Fabio Capello fu il coach degli Invincibili: "Berlusconi è stato un genio. A lui devo tutta la mia carriera di allenatore. Dopo 4 anni di scrivania mi chiamò al Milan. La cosa mi stupì ma mi rese orgoglioso e ottenemmo risultati straordinari".