REDAZIONE MILANO

Da concorrenti ad alleate Parrucchiere in strada

Il flash mob di protesta riunisce tutte le acconciatrici "Siamo pronte ad accogliere le clienti in piena sicurezza"

Termometri, gel disinfettanti, mascherine, visiere e postazioni distanziate. "Siamo pronte a ripartire in sicurezza. Non possiamo aspettare ancora". E’ la protesta delle parrucchiere di Cesate. L’avvio della Fase2 ha escluso acconciatori ed estetisti dalla ripartenza del 4 maggio, per questo hanno organizzato un flash mob davanti una delle vetrine della città per rappresentarle tutte. Chiedono al governo "sostegni concreti, tempi certi e regole chiare".

Uno spiraglio lo lascia intravvedere la possibile riapertura anticipata al 18 maggio, di cui si sta parlando nelle ultime ore, anche se sul piatto restano ancora "troppe incertezze, regole poche chiare, troppi costi da affrontare e quali aiuti?", dice Cosma, titolare del negozio che porta il suo nome. "Sono in attività da 31 anni, dopo tanto lavoro con il conto corrente ormai quasi asciutto non mi ero mai trovata - dice l’interessata -. Non abbiamo ricevuto nessun aiuto dal governo, al contrario questo mese abbiamo Inps e Iva da versare. Siamo piccole realtà, viviamo di quel che guadagniamo: tre mesi di chiusura e tutto da pagare sono fatti che parlano da soli". Sono una quindicina le attività di acconciatura a Cesate, in tempi di quarantena Cosma le ha radunate attraverso i social "per far rete e sostenerci". Con lei ci sono Ines di "Bella, bellissima", Miriam di "Diamoci un taglio", i saloni: Amata Graziella, Exstro, Invidia, Le Follie, Sceila; i centri estetici Giada e Nerone, solo per citarne alcuni. "Tre mesi di chiusura sono pesanti economicamente ed emotivamente - aggiunge Ines -. Cosa chiediamo al premier Conte? L’abolizione delle tasse per quest’anno, la sospensione dell’Iva". Tanti, inoltre, i punti da chiarire su come organizzare la ripartenza. Con le nuove disposizioni c’è anche l’aspetto "da rivedere" della responsabilità civile e penale per l’eventuale contagio da Covid19 dei collaboratori e quello sulla salute del titolare.

"Siamo delle guerriere - incalza Ines -. Chiedete a qualsiasi parrucchiera quante volte è stata a casa dal lavoro. Tutte abbiamo sempre lavorato con polmoniti, influenza, febbre a 39. In questa situazione di emergenza sanitaria ci hanno definito una categoria a rischio: ci viene imposto l’obbligo con 37,5 di febbre di stare a casa, ma poi la malattia chi ce la paga?". La speranza? "Che ce la si faccia tutte ad andare avanti - conclude Cosma -, siamo abituate a rimboccarci le maniche, a lottare. In qualche modo ripartiremo, ma non possiamo essere lasciate sole".

Monica Guerci