SIMONA BALLATORE
Cronaca

'Favole in wi-fi' contro i cyberbulli. E i bimbi si salvano dai lupi della rete

Esopo oggi: un libro aiuta ad aprire gli occhi su insidie e tranelli

MESSAGGI La rana, protagonista di una favola: trascorre la sua giornata fra le ninfee di Facebook, svelando i suoi segreti e facendosi imbrogliare da una volpe indovina

Milano, 15 gennaio 2017 - Il lupo ha perso il pelo, ma è diventato un cyberbullo. Oppure si è travestito da Golden Retriever per sembrare più simpatico e aumentare il numero dei «follower», ma sempre lupo è. La rana, invece, trascorre la sua giornata fra le ninfee di Facebook, svelando i suoi stati d’animo ai suoi oltre mille amici e facendosi fregare da una fantomatica volpe indovina. Così, 2500 anni dopo Esopo, è la favola ad aprire gli occhi sui tranelli della rete. Ad affidarle questo compito in «Favole in wi-fi. Esopo, oggi», edito da Einaudi Ragazzi (illustrazioni di Aurora Cacciapuoti), è Christian Stocchi, giornalista, insegnante e studioso di due fenomeni così lontani ma altrettanto vicini: la favolistica (suo anche il “Dizionario della favola antica” della Bur) e la comunicazione digitale. Un libro per ragazzi, ma anche per adulti. Da leggere insieme. «Perché la favola ha sempre parlato a tutti, è eterna e per la sua brevità ancora più attuale», ricorda Stocchi che ha preso spunto anche dalla cronaca per affrontare il tema del cyberbullismo nelle sue varie forme, delle dipendenze e degli adescamenti in rete, senza demonizzare in toto il potere del web, ma cercando di dare, attraverso i suoi personaggi, utili dritte alla «navigazione». «Le storie raccontano cose che accadono, se mai, una volta, le favole raccontano cose che accadono sempre», diceva il latinista Concetto Marchesi. E ogni favola che si rispetti ha sempre la sua pungente morale, anche quando è racchiusa in un cinguettio.

MESSAGGI La rana, protagonista di una favola: trascorre la sua giornata fra le ninfee di Facebook, svelando i suoi segreti e facendosi imbrogliare da una volpe indovina
MESSAGGI La rana, protagonista di una favola: trascorre la sua giornata fra le ninfee di Facebook, svelando i suoi segreti e facendosi imbrogliare da una volpe indovina

«Può assumere diverse forme, può essere l’amico, l’adulto, la persona che conosci ma anche che non conosci. La grande insidia è questa: ognuno può assumere nel mondo virtuale l’identità che vuole. A volte lo si può fare anche a fin di bene, altre volte il lupo può travestirsi da agnello e svelare la sua vera immagine solo all’ultimo momento».

Perché utilizzare il linguaggio della favola?

«Questo libro nasce dal percorso fatto nelle scuole, dalla necessità di trovare una modalità per parlare con loro, «peer to peer», e le favole vanno in quella direzione. D’altronde gli animali hanno sempre parlato ai ragazzi. Con Esopo e nella fantasia antica spesso erano selvatici o c’erano molti asini, in questa operazione di riscrittura che gioca con i proverbi, ma che prende ispirazione da fenomeni e fatti di cronaca, ci sono anche molti cani e gatti, più vicini alla loro esperienza».

Quali sono i tranelli del web più pericolosi per i bambini?

«Colpisce un dato: si sta abbassando sempre più l’età dello primo smartphone, che significa anche primo approccio alla rete. Secondo l’indagine «Tempo del web. Adolescenti e genitori online» promossa da Sos Telefono Azzurro in collaborazione con Doxakids il 71% ha in mano un cellulare a 11 anni, uno su due è iscritto su Facebook prima dei 13; il 17% degli intervistati dice di non riuscire a staccarsi da smartphone e social, 1 su 5 è afflitto da vamping, si sveglia durante la notte per controllare i messaggi. Tecnologicamente sono preparatissimi e più bravi di noi, ma sono sempre bambini e le insidie ci sono. E vanno dal cyberbullismo ai tentativi di adescamento in rete sino alle varie forme di dipendenza».

MESSAGGI La rana, protagonista di una favola: trascorre la sua giornata fra le ninfee di Facebook, svelando i suoi segreti e facendosi imbrogliare da una volpe indovina
MESSAGGI La rana, protagonista di una favola: trascorre la sua giornata fra le ninfee di Facebook, svelando i suoi segreti e facendosi imbrogliare da una volpe indovina

«Sì. Un altro pericolo, che non è così lontano come sembra, è il fenomeno degli Hikikomori: molti ragazzi si isolano nella propria camera vivendo solo una realtà virtuale, parallela, rifiutando il mondo. Questa dipendenza e fuga dalla realtà si registra già tra la fine delle elementari e le medie».

Come racconta in una favola, oltre alle caramelle dagli sconosciuti meglio evitare anche i «biscotti» di Internet?

«Sempre secondo la ricerca di Sos Telefono Azzurro, il 10% dei ragazzi intervistati dichiara di aver eseguito un acquisto online senza rendersene conto, il 38% compra regolarmente o con la carta dei genitori o con la propria. Insomma, l’induzione dei bisogni, attraverso cookie, mi pare molto insidiosa per i ragazzi. Meglio rifiutare i “biscotti” o mangiarli con giudizio».

Spesso anche gli adulti cadono negli stessi tranelli. Le favole sono dedicate anche a loro?

«Certo. Ma soprattutto penso sia bello leggerle insieme, grandi e piccini, per riflettere e discutere. C’è chi mette tutta la vita privata su Facebook. E succede anche che qualche ladro approfitti di un viaggio annunciato per svuotare casa, come leggiamo nelle pagine di cronaca e abbiamo letto essere capitato pure a Belen oltre alla rondine della mia favola che, finalmente in vacanza, postava ogni ora foto su Facebook per i suoi mille “amici”, tra cui una gazza ladra. Si nascondono truffatori e c’è la possibilità che qualcuno aggreghi dati usandoli per raggirare le persone»

Come succede alla sua «rana nella rete»...

«Se incontrate una volpe con gli occhialini da gran dottore, chiedetele il passato, di cui è esperta, ma non il futuro, perché non può essere ancora scritto sul diario di Facebook».

A volte però può essere complicato contenere la morale in un tweet.

«Le favole vanno nella direzione della brevità, con 140 battute spazi inclusi c’è una spinta estrema, è complicato ma funziona. Ho intervallato le favole con un tweet, giocando con la forma, senza mai dimenticare la morale, che non è mai calata dall’alto. Gli strumenti sono un bene e una grande opportunità di cooperazione e crescita, non vanno demonizzati ma usati bene e con la giusta consapevolezza».