FRANCESCO PELLEGATTA
Cronaca

Cure palliative, l’Hospice cerca un medico

Le richieste di assistenza in tre anni sono aumentate del 30 per cento, con un incremento particolare durante gli ultimi mesi

di Francesco Pellegatta

Da mesi l’Hospice cerca senza risultato un medico palliativista da inserire nell’équipe della struttura. Una “urgenza” manifestata a più riprese per far fronte alla richiesta di assistenza (soprattutto domiciliare) in costante crescita. Si parla di un aumento del 30% circa negli ultimi tre anni. L’appello è stato rilanciato dal direttore della struttura di via dei Mille, Luca Moroni, che ha spiegato come negli ultimi mesi, anche per effetto dell’emergenza covid-19, le domande di assistenza domiciliare siano aumentate in maniera esponenziale nel territorio dell’Abbiatense, tanto da rendere necessaria una nuova assunzione. Se in questo stesso periodo del 2019 i pazienti seguiti a casa erano circa quaranta, infatti, oggi siamo arrivati a sfiorare le sessanta unità; per un totale annuo di persone seguite che si aggira intorno alle 350, con patologie di vario genere e non solo oncologiche.

Già all’inizio di quest’anno, comunque, Hospice aveva rilevato come l’assistenza domiciliare avesse fatto registrare un vero boom, certificato dalla media di una visita ogni due giorni a casa dei malati. Un servizio consolidatosi nell’Abbiatense e nel Magentino, ma cresciuto molto anche nella zona del Vigevanese. Senza dimenticare l’Hospice e l’ambulatorio. "La carenza di figure professionali di questo tipo è strutturale, ma oggi la situazione è peggiorata - racconta il direttore Luca Moroni -. Ormai facciamo fatica a prendere in carico tutti coloro che fanno richiesta. Per questo motivo da mesi cerchiamo un medico che abbia voglia di inserirsi nell’équipe, anche senza competenze specifiche. In quel caso siamo disposti a mettergli a disposizione un percorso di formazione".

Il problema (annoso) si è riproposto durante il periodo di emergenza sanitaria, quando la dottoressa Sara Baratto, storica palliativista della struttura da vent’anni a questa parte, si è trasferita. "Abbiamo inserito una giovane dottoressa nello stesso periodo, ma la mole di richieste ha generato il bisogno urgente di un altro medico. Oltretutto è un buon momento per intraprendere questa strada: ci sono possibilità di carriera e la considero una professione della quale ci si può innamorare". Da cosa è determinata questa carenza di palliativisti? "La figura professionale esiste relativamente da pochi anni in Italia - aggiunge Moroni -, così come la cultura stessa delle cure palliative. Nonostante la grande spinta arrivata dal 2010 in poi, che in tutta Italia ha moltiplicato le strutture come l’Hospice, ci sono ancora poche risorse e poca conoscenza delle opportunità". "Anche le facoltà di Medicina, in questi anni, non si sono adeguate alle normative introducendo l’insegnamento nei corsi di laurea; questo non ha dato l’imprinting a tanti medici, generando i problemi che viviamo oggi. Inoltre al momento solo otto specialità permettono di diventare palliativisti (tra queste oncologia, geriatria, malattie infettive ed ematologia, ndr), tutte ambite e con posti insufficienti" spiega.

In questi mesi, però, qualcosa ha cominciato a muoversi: "Ad agosto un decreto ha introdotto le “scuole specialistiche in cure palliative” che formeranno medici specializzati nei prossimi anni, ma sono ancora poche e serve del tempo, si può stimare che dovremo aspettare otto o dieci anni prima di vedere gli effetti di questa novità. Invece il nostro bisogno nella struttura di Abbiategrasso è immediato, già oggi facciamo una grossa fatica a prendere in carico tutte le persone che ne avrebbero bisogno".