
Cultura sempre più d’élite Milano corre, cresce la spesa e si allarga la forbice "Defiscalizzare i biglietti"
di Andrea Gianni
MILANO
Prima c’è stata la pandemia, che ha costretto alla chiusura di sale e musei, fino a una faticosa ripartenza degli spettacoli dal vivo. Poi l’inflazione e il carovita, che mette a rischio la ripresa e allarga la forbice sociale anche nel campo della cultura: aumenta la spesa, ma diminuiscono i consumatori. E Milano, dove il settore è tornato a correre a pieno ritmo e si avvicina ai livelli pre-Covid, viaggia a una velocità diversa rispetto alle città del Sud Italia ma anche alle province lombarde. Una fotografia scattata dal decimo report dell’Osservatorio sui consumi culturali di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, presentato ieri a Milano. Se dall’indagine emerge che più di una persona su tre ha tagliato i consumi culturali, circa il 10% degli intervistati mostra invece un incremento netto dei consumi. Così, rispetto al 2021, si registra una crescita della spesa per concerti dal vivo (+28,1 euro), festival culturali (+9,7 euro), mostre e musei (+8,7 euro).
Ci sono poi dinamiche molto diverse in relazione ai diversi consumi: se la fruizione di programmi, film e telefilm in tv da canali a pagamento è aumentata del 10% rispetto al 2019, la riduzione del numero di consumatori appare più accentuata per altri servizi come abbonamenti a cinema e teatro, rispettivamente -3% e -1%. Per libri, quotidiani e riviste cresce l’utilizzo delle piattaforme web in abbonamento e in streaming (+3% rispetto a dicembre 2021), spinta soprattutto dai più giovani (under 34 per il 44%), e restano stabili rispetto a un anno fa le quote di lettori, sia in cartaceo (ancora ampiamente prevalente con 53%) che in digitale. La fruizione dei quotidiani resta però legata in maggioranza alle edizioni web gratuite (56%). La proiezione dei consumi futuri rispetto all’anno scorso è in calo, con l’eccezione di rivistefumetti e quotidiani (18%, in variazione +1%) e i concerti dal vivo (dato stabile al 14%). Per quanto riguarda il teatro, a fronte della sostanziale stabilità del dato sulla fruizione dal vivo (35%), continua la riduzione della fruizione teatrale via TV (-7% rispetto a dicembre 2021). Rispetto al 2021, aumenta la quota di chi vuole assistere dal vivo agli spettacoli, in particolare per il teatro di prosa (+9%). L’offerta culturale delle città risente di differenze territoriali importanti: il 64% dei più soddisfatti risiede nei centri con più di 100.000 abitanti e il 48% nel Nord Italia. "I consumi culturali crescono nelle fasce più abbienti della popolazione – spiega Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio – e si allarga il divario non solo fra centro e periferia, ma anche fra Nord e Sud Italia. Bisogna reagire con interventi che stimolino il settore. Ad esempio noi proponiamo di defiscalizzare le spese culturali, rendendole detraibili così come avviene per le spese mediche o scolastiche. Lo abbiamo sintetizzato in uno slogan: medicina del corpo e dell’anima unite".
Concorda sull’allarme divaricazione sociale Piera Detassis, presidente dei David di Donatello, per la quale l’aumento dei consumi culturali per chi può si inquadra all’interno di fenomeni come il dibattito sulla settimana di 4 giorni o la Great Resignation: in questo senso, "chi investe in cultura lo fa come fattore di benessere e purtroppo lo può fare solo chi ha un margine per questo investimento". Ci salveranno, forse, i ragazzi: "il reparto in maggior crescita - dice Piero Fietcher, Fondatore di Libraccio Milano - è quello dei fumetti e dei manga". Intanto chi lavora nel settore denuncia condizioni sempre più critiche, a partire dalla crisi che stanno vivendo i doppiatori, in sciopero contro paghe basse, un contratto nazionale fermo dal 2008 e la minaccia dell’intelligenza artificiale. "A Milano le condizioni sono ancora più critiche rispetto a Roma – spiega Nicoletta Daino, della Slc-Cgil – perché ai problemi sul tavolo si aggiunge anche la mancanza di lavoro. Le società di doppiaggio milanesi stanno chiudendo una dopo l’altra, e le produzioni si stanno spostando tutte su Roma".